Plutone e la sua luna Caronte, due dei corpi più affascinanti e misteriosi del nostro sistema solare, potrebbero avere una storia di origine che non solo riscrive la formazione di questi corpi celesti, ma getta nuove luci sul modo in cui si formano le lune più grandi e distanti. Un nuovo studio pubblicato su Nature Geoscience suggerisce una teoria affascinante e inaspettata: Caronte potrebbe essere stato catturato da Plutone attraverso una collisione di tipo “bacio e cattura”, un incontro ravvicinato e fugace che ha avuto luogo miliardi di anni fa, dando origine a uno dei legami più curiosi nell’astronomia planetaria.
La “Bacio e Cattura”: una collisione che cambia le regole
Caronte, con il suo raggio che è circa la metà di quello di Plutone, è anomalo per la sua grandezza rispetto alla dimensione di Plutone. Di fatto, è una delle lune più grandi del sistema solare in rapporto al pianeta che orbita. Nonostante questa sorprendente dimensione, la sua orbita circolare, che si estende per circa 16 raggi di Plutone, non coincide con le aspettative tradizionali per una luna che si sarebbe formata tramite il processo di accumulo di detriti da un impatto, come nel caso della Luna terrestre. Questa disparità ha da sempre posto un dilemma per gli scienziati: come si è formata Caronte, se non seguendo lo stesso meccanismo che ha dato origine alle lune dei pianeti più vicini al Sole?
Fino ad oggi, gli scienziati avevano ipotizzato che Caronte fosse stato catturato da Plutone durante un incontro ravvicinato. Tuttavia, la possibilità che due corpi così massicci possano finire per legarsi in orbita l’uno intorno all’altro dopo una collisione sembrava improbabile, senza un modello in grado di spiegare l’evoluzione di tale scenario. Adesso, grazie ai lavori di C. Adeene Denton e dei suoi colleghi, questa teoria ha ottenuto nuova credibilità.
Utilizzando avanzati modelli numerici che simulano le forze geologiche realistiche che agiscono sui corpi planetari composti da roccia e ghiaccio, i ricercatori hanno esaminato come una collisione tra Plutone e Caronte avrebbe potuto non solo mettere in moto un processo di cattura, ma anche far sì che entrambi i corpi sopravvivessero in gran parte intatti. Secondo il modello, dopo la collisione iniziale, Plutone e Caronte si sarebbero inizialmente fusi insieme in una rotazione comune, un fenomeno che li avrebbe temporaneamente legati. Ma le forze esterne che agivano su di loro durante la rotazione, come la gravità di altri corpi celesti, avrebbero causato una separazione graduale, facendo espandere l’orbita di Caronte fino alla posizione attuale.
Gli scienziati definiscono questo scenario come un “bacio e cattura“, in cui Plutone e Caronte si avvicinano abbastanza da “baciarsi”, ma non tanto da collidere in modo distruttivo, risultando invece in una cattura dinamica che ha resistito al passare del tempo. Un incontro che, pur non distruggendo i due corpi, ha permesso loro di diventare una coppia cosmica stabile e duratura.
Implicazioni geologiche: un legame antico
Le implicazioni di questa scoperta sono molto più profonde di quanto possano sembrare a prima vista. Se, come suggerito dai ricercatori, Caronte è stato catturato in seguito a una collisione di “bacio e cattura“, allora non solo la sua orbita e la sua dimensione sono spiegate, ma anche l’età di entrambi i corpi celesti. La teoria infatti suggerisce che Caronte potrebbe essere antico quanto Plutone stesso, con una formazione che risale a miliardi di anni fa, molto prima che la crosta ghiacciata di entrambi fosse modificata da forze esterne.
In particolare, i ricercatori suggeriscono che l’attività geologica su Plutone e Caronte potrebbe essere stata scatenata proprio dalla collisione che ha dato inizio a questa affascinante relazione. Le forze di marea, generate dalla presenza di Caronte in orbita intorno a Plutone, potrebbero aver influito sulla geologia di entrambi i corpi, mantenendo una certa attività interna e riscaldamento che ha permesso a Plutone di mantenere la sua crosta mobile e dinamica per milioni di anni. Lo studio ipotizza che l’intenso riscaldamento mareale e l’attività geologica che ne deriva potrebbero spiegare alcuni degli strati geologici unici osservati su Plutone, come le montagne ghiacciate e le vaste pianure che caratterizzano la sua superficie.
Impatti oltre Plutone: un modello più ampio
La teoria di “bacio e cattura” non solo apre nuove prospettive sulla storia di Plutone e Caronte, ma potrebbe anche avere implicazioni molto più ampie. Infatti, gli autori suggeriscono che collisioni simili potrebbero spiegare le origini di altre coppie di corpi ghiacciati che si trovano al di là dell’orbita di Nettuno, come gli oggetti della Fascia di Kuiper e gli altri corpi nel Sistema Solare Esterno. Molti di questi oggetti, che spesso hanno dimensioni simili a quelle di Caronte e orbite altrettanto particolari, potrebbero essere nati da processi simili a quello che ha unito Plutone e la sua luna.
Questa nuova visione dell’origine delle lune dei pianeti più remoti del Sistema Solare sfida le teorie precedenti, che si concentravano su impatti catastrofici o su meccanismi più lineari di formazione da detriti. La scoperta che corpi così massicci possano essere catturati attraverso un incontro dinamico ma relativamente pacifico, piuttosto che in un disastro cosmico, apre nuove strade per la comprensione della formazione planetaria e dei processi evolutivi che modellano il nostro sistema solare.
Prospettive future
Il modello proposto da Denton e colleghi rappresenta una rivoluzione nelle teorie riguardanti la formazione delle lune e l’evoluzione dei corpi planetari nel nostro sistema solare. Mentre ulteriori osservazioni e simulazioni saranno necessarie per confermare i dettagli di questo scenario, la teoria di “bacio e cattura” fornisce una risposta intrigante e sorprendente a uno dei misteri più affascinanti di Plutone e Caronte.
Questo studio potrebbe non solo riscrivere la storia di questi corpi celesti, ma anche illuminare la strada per comprendere meglio la genesi di altre lune giganti e la dinamica dei corpi ghiacciati nel Sistema Solare Esterno. In un’epoca in cui la scoperta di nuovi mondi al di fuori del nostro sistema solare sembra quasi quotidiana, la teoria di “bacio e cattura” ci ricorda che, anche nel nostro angolo di universo, ci sono ancora innumerevoli segreti da svelare.