Le sanzioni annunciate ieri dagli Stati Uniti nei confronti del gruppo petrolifero serbo Nis (Naftna Industrija Srbije), il cui pacchetto azionario è detenuto in maggioranza dal colosso russo Gazprom non sono dirette in alcun modo contro la Serbia e il popolo serbo, ma contro Mosca, che ferma parte del suo capitale, i cui proventi contribuiscono a finanziare l’aggressione militare russa contro l’Ucraina. Lo ha detto oggi a Belgrado Richard Verma, vicesegretario di Stato americano per gestione e risorse, al termine di un colloquio con il presidente serbo, Aleksandar Vuicic. Parlando nella conferenza stampa congiunta, Verma ha confermato la richiesta di Washington per una uscita completa degli interessi russi dalla capitale di Nis. “Non ci saranno conseguenze economiche per la Serbia se verrà rimossa la proprietà russa nel gruppo Nis”, ha detto Verma.
“Nis è una delle duemila società interessate. L’obiettivo è di abolire in esse la proprietà russa, e di contrastare l’aggressione russa (all’Ucraina). Le sanzioni non sono dirette contro la Serbia, e noi ci impegneremo a fare in modo che esse non danneggino in alcun modo l’economia serba”, ha aggiunto il diplomatico Usa. E’ noto, ha osservato, che Nis è la società che registra in Serbia i maggiori profitti, “ma tali profitti vanno a finire in Russia che con essi finanzia la brutale aggressione all’Ucraina, minacciando in tal modo la stabilità in Europa e nei Balcani, non si tratta di un investimento nel futuro della Serbia”.
Belgrado attende risposte
Vucic da parte sua ha detto di aver posto concreti quesiti sulle sanzioni Usa, e che Belgrado attende risposte e precisazioni in forma scritta. “Nei prossimi 7-10 giorni parleremo con gli americani per ottenere precisazioni sull’intero pacchetto di sanzioni, in modo da poter poi parlare con i russi per trovare una soluzione”, ha affermato Vucic, che ieri, subito dopo l’annuncio della sanzioni , aveva espresso l’intenzione di affrontare tale problema direttamente con il presidente Vladimir Putin. Il presidente serbo ha aggiunto di aver chiesto oggi a Verma un periodo più lungo di quello dato alla Serbia, con scadenza il 25 febbraio, per portare a termine tutte le operazioni previste dal regime di sanzioni imposte a Nis.