Il 22 maggio 1960, alle 14:11 ora locale, il Cile fu scosso da un evento sismico senza precedenti: il terremoto di Valdivia, con una magnitudo di 9,5, è tuttora il più potente mai registrato. L’epicentro si trovava vicino a Cañete, circa 900 km a Sud di Santiago, ma fu la città di Valdivia a subire i danni più gravi. La scossa principale diede inizio a una lunga serie di eventi sismici che proseguirono fino al 6 luglio. Il sisma innescò un devastante tsunami, con onde alte fino a 25 metri, che attraversò l’intero Oceano Pacifico colpendo Hawaii, Giappone, Filippine, Nuova Zelanda, Australia, Alaska e perfino Hong Kong. In un inquietante effetto domino, il terremoto causò anche l’eruzione del vulcano Puyehue.
Il bilancio umano e materiale fu drammatico: circa 3mila morti, oltre due milioni di sfollati e danni stimati tra 400 e 800 milioni di dollari dell’epoca (equivalenti a 3,7–7,4 miliardi nel 2021). Tuttavia, considerata l’enorme energia sprigionata, le perdite furono sorprendentemente contenute.
Il terremoto è stato innescato dalla subduzione della placca di Nazca sotto la placca sudamericana e dalla conseguente liberazione di energia meccanica lungo la faglia corrispondente alla fossa di Atacama.