Il 30 maggio 1948, una catastrofe colpì l’Oregon (USA): la diga sul fiume Columbia cedette improvvisamente, sommergendo in pochi minuti l’intera città di Vanport. L’alluvione causò la morte di 15 persone e lasciò senza casa oltre 18mila residenti. Vanport, costruita nel 1942 per ospitare gli operai dei cantieri navali durante la II Guerra Mondiale, era allora la seconda città più popolosa dell’Oregon. Con una popolazione multietnica, tra cui una significativa comunità afroamericana, rappresentava un raro esempio di convivenza e inclusione per l’epoca.
Nonostante i segnali d’allarme dovuti al livello critico del fiume, le autorità rassicurarono i cittadini, affermando che non c’era pericolo imminente. Nel pomeriggio del Memorial Day l’argine cedette: un muro d’acqua alto diversi metri travolse case, scuole e strade. In poche ore Vanport cessò di esistere.
La tragedia mise in luce gravi errori nella gestione del rischio e nella comunicazione con la popolazione. Le conseguenze si fecero sentire per anni, con migliaia di sfollati costretti a ricostruirsi una vita altrove. Oggi, Vanport è ricordata come simbolo di una tragedia evitabile e di una comunità resiliente.