Il 5 maggio 1821 si spegneva, in esilio sull’isola britannica di Sant’Elena, Napoleone Bonaparte, uno dei personaggi più influenti e controversi della storia moderna. Dopo aver dominato l’Europa per oltre un decennio con le sue conquiste militari e aver guidato la Francia da generale a imperatore, Napoleone era stato sconfitto definitivamente a Waterloo nel 1815 e condannato all’esilio in un remoto avamposto dell’Atlantico. Qui visse gli ultimi 6 anni della sua vita, sorvegliato dagli inglesi, debilitato nel fisico e nel morale. Morì a 51 anni, probabilmente per un tumore allo stomaco, malattia che aveva colpito anche altri membri della sua famiglia.
La notizia della morte giunse in Europa settimane dopo, suscitando reazioni contrastanti. In Italia, lo scrittore Alessandro Manzoni, profondamente colpito, compose in pochi giorni l’ode Il cinque maggio, capolavoro della poesia italiana. Il componimento, intriso di riflessione morale e religiosa, non è un semplice elogio dell’eroe, ma un tentativo di comprendere la grandezza e la caduta di un uomo che aveva segnato un’epoca. L’ode fu censurata in vita dell’autore, ma divenne un simbolo della complessa eredità lasciata da Napoleone nella memoria storica e letteraria europea.