Il 23 maggio 1498 la morte di Savonarola al rogo

Per anni Savonarola aveva dominato la scena politica e spirituale di Firenze
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Si è conclusa nella Piazza della Signoria gremita di folla la parabola di Girolamo Savonarola, il frate domenicano che aveva scosso Firenze con le sue prediche infuocate contro la corruzione e il lusso del clero e della società. Accusato di eresia, sedizione e profezia falsa, Savonarola è stato impiccato e poi arso sul rogo insieme ai confratelli Fra Domenico e Fra Silvestro.

Per anni Savonarola aveva dominato la scena politica e spirituale della città, divenendo guida de facto della Repubblica fiorentina dopo la cacciata dei Medici nel 1494. Con il sostegno di molti cittadini, aveva instaurato un regime teocratico che aveva bandito giochi, lussi e opere ritenute immorali, culminando nel celebre “falò delle vanità”.

Il sostegno popolare si è poi affievolito e l’ostilità di papa Alessandro VI è cresciuta. Scomunicato e abbandonato da molti, Savonarola è stato arrestato nel 1498, torturato e infine condannato a morte.

La sua figura resta controversa: per alcuni è stato un riformatore ante litteram, per altri un fanatico che ha soffocato la libertà cittadina. La sua morte segna la fine di un’epoca e lascia Firenze nuovamente divisa tra fede, potere e speranza di rinnovamento.