Nel cuore del subcontinente asiatico è scoppiata la prima guerra di droni tra 2 potenze nucleari: India e Pakistan. Da giorni, entrambe le nazioni si accusano reciprocamente di attacchi con droni, missili e artiglieria lungo il confine conteso del Kashmir. Islamabad sostiene di aver abbattuto 25 droni indiani, mentre New Delhi tace ufficialmente ma rivendica l’eliminazione di sistemi radar pakistani.
Questa nuova fase del conflitto segna una svolta tecnologica. I droni, come gli israeliani Harop e Heron in dotazione all’India, o i cinesi CH-4 e i turchi Bayraktar nelle mani del Pakistan, stanno cambiando le regole del gioco. Utilizzati per sorveglianza, attacchi mirati o per saturare le difese nemiche, rappresentano un mezzo meno rischioso ma potenzialmente più destabilizzante.
Secondo gli analisti, il ricorso ai droni abbassa la soglia politica per l’uso della forza, ma aumenta il rischio di escalation imprevista. In uno scenario già teso, ogni abbattimento o attacco mirato potrebbe innescare una spirale di violenza più ampia. Le prossime mosse delle due nazioni definiranno se i droni resteranno strumenti di pressione o diventeranno scintille di un conflitto su larga scala.