Meteo, alluvione Ponente ligure del maggio 1987: una tragedia senza vittime, ma con lezioni ignorate

Oltre 300 mm di pioggia, frane e danni incalcolabili: ecco perché ricordare il 3 maggio 1987 è fondamentale
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Il 3 maggio 1987, il Ponente ligure fu travolto da un evento meteorologico estremo tanto eccezionale quanto ignorato dalla memoria collettiva nazionale. In una sola giornata, precipitazioni torrenziali si abbatterono sulle province di Imperia e Savona, trasformando strade, colline e vallate in veri e propri corsi d’acqua impetuosi. Interi paesi restarono isolati, la viabilità fu compromessa, aziende agricole distrutte. Eppure, a quasi quattro decenni di distanza, quell’alluvione è quasi scomparsa dai libri e dai media.

Un evento estremo, figlio di un equilibrio fragile

Chi conosce la Liguria sa quanto il suo territorio, seppur affascinante, sia anche estremamente vulnerabile. L’orografia complessa, fatta di pendii ripidi e corsi d’acqua brevi ma impetuosi, la rende particolarmente esposta a fenomeni alluvionali. Nel maggio 1987, una perturbazione atlantica intensa colpì il Ponente con violenza: in meno di 24 ore si registrarono oltre 300 mm di pioggia in alcune aree, un accumulo che supera quello di interi mesi.

Alluvione Liguria maggio 1987

I terreni saturi non riuscirono a trattenere l’acqua. Il risultato: frane, smottamenti, esondazioni e crolli infrastrutturali. Infrastrutture vitali – strade, ponti, condutture – cedettero una dopo l’altra. Gli abitanti si trovarono intrappolati, spesso senza corrente né vie di comunicazione.

I danni: incalcolabili, ma senza vittime

Uno degli aspetti più sorprendenti di quel disastro fu l’assenza di vittime. Una combinazione di fortuna e tempestività nei soccorritori riuscì a evitare conseguenze peggiori. Tuttavia, i danni materiali furono enormi: milioni di lire persi in infrastrutture, raccolti agricoli, case evacuate. Centinaia di famiglie furono costrette a lasciare le proprie abitazioni, mentre molte aziende agricole non si ripresero mai del tutto.

Molti comuni rimasero isolati per giorni. Le immagini dei volontari e dei soccorritori immersi nel fango restano tra le poche testimonianze visive di quell’alluvione.

Perché quella del 1987 è un’alluvione “dimenticata”

A differenza di altre catastrofi più recenti, l’alluvione del Ponente ligure del 1987 non ha lasciato una traccia profonda nella memoria collettiva. Nonostante l’entità dei danni, l’evento non conquistò a lungo le prime pagine. Forse perché non ci furono morti, forse per la scarsa attenzione mediatica dell’epoca.

Alluvione Liguria 1987

Ma dimenticare significa esporsi. Perdere memoria di eventi simili comporta il rischio di sottovalutare quanto la gestione del territorio sia fondamentale, soprattutto in una regione che ha visto oltre 100 eventi alluvionali dal 1970 ad oggi.

La Liguria, un laboratorio del rischio climatico

La Liguria è da sempre un laboratorio del rischio idrogeologico. La sua morfologia naturale e la fragilità del territorio bastano a spiegare la frequenza di frane e alluvioni. Negli ultimi decenni, l’intensificarsi degli eventi estremi – aggravati dall’urbanizzazione incontrollata e dalla mancanza di manutenzione – ha reso tutto ancora più complesso.

Eventi come quello del 1987 devono essere studiati, documentati e ricordati non solo per onorare la memoria storica, ma per costruire una cultura del rischio più consapevole.

Lezioni non apprese (o apprese a metà)

Dal 1987 a oggi, i sistemi di allerta meteo sono migliorati, così come la struttura della Protezione Civile. Ma ogni nuova perturbazione estrema dimostra che molto resta da fare. La manutenzione dei versanti, il monitoraggio del territorio e la formazione dei cittadini sono elementi essenziali per prevenire disastri futuri.

Ricordare per prevenire

Rievocare l’alluvione del 3 maggio 1987 non è solo un esercizio di memoria. È un monito: la Liguria, per la sua conformazione e il suo clima, sarà sempre esposta a rischi idrogeologici. Solo una gestione attenta, una prevenzione strutturata e una cultura della consapevolezza collettiva possono evitare che tragedie simili si ripetano.

In un mondo dove l’informazione corre veloce ma la memoria è corta, raccontare gli eventi dimenticati può fare la differenza. Non si tratta solo di cronaca, ma di responsabilità.