Nell’ultima parte di maggio 2025, un’ondata di caldo eccezionale ha investito le latitudini estreme della Russia europea, spingendosi fin quasi alle porte dell’Artico. In diverse località comprese tra il 60° e il 65° parallelo nord – territori che in questa stagione dovrebbero essere ancora alle prese con i residui del lungo inverno boreale – si sono registrate temperature massime fino a 30 °C e, fatto ancor più significativo, minime notturne superiori ai 15 °C. Si tratta di valori che, in questo periodo dell’anno, superano ampiamente la norma climatica locale e rappresentano un segnale forte del cambiamento climatico in atto nelle regioni polari.
Non è la prima volta, ma le notti calde sorprendono di più
Le cronache meteorologiche degli ultimi anni non sono nuove a eventi estremi in quest’area. Nel maggio 2021, ad esempio, si raggiunsero punte superiori ai 32 °C, e nel Mare di Barents si toccarono i 27 °C, temperature da piena estate mediterranea. Tuttavia, ciò che rende particolarmente anomalo il 2025 è l’elevata tenuta termica notturna, con valori minimi ben oltre la media. È proprio la persistenza del caldo anche di notte a indicare un riscaldamento più strutturale e preoccupante, con il suolo che fatica a disperdere il calore accumulato durante il giorno.
In quegli anni, eventi simili avevano già generato incendi precoci nella taiga e persino attorno a Mosca, dove si toccarono i 30 °C nella prima metà di maggio, un’anomalia rarissima nella climatologia storica della capitale russa.
Una tendenza climatica ormai strutturale
Il fenomeno osservato in queste settimane non è un caso isolato, ma parte di un trend consolidato. Secondo numerosi studi internazionali, le regioni artiche e subartiche si stanno riscaldando a una velocità 3-4 volte superiore rispetto alla media globale. Un esempio emblematico si è verificato nel 2020, quando la Siberia registrò temperature medie superiori di 5 °C alla norma, con 38 °C a Verkhoyansk, oltre il Circolo Polare Artico: un record assoluto per l’intera regione boreale.
Senza l’apporto dei gas serra e delle attività antropiche, spiegano i climatologi, questi episodi sarebbero stati praticamente impossibili. Le simulazioni mostrano con sempre maggiore chiarezza che il clima artico sta attraversando una transizione irreversibile verso una nuova normalità.
Le conseguenze già visibili sul territorio
- Scioglimento precoce del ghiaccio marino artico, in particolare nei mari di Laptev e Kara, con un anticipo anche di 30 giorni rispetto alla media storica.
- Aumento degli incendi boschivi, inclusi i cosiddetti “incendi zombie”, ovvero roghi che covano sotto la neve durante l’inverno e si riattivano con i primi caldi.
- Instabilità atmosferica più marcata, con possibili sbalzi termici estremi: si passa in poche ore da temperature estive a ritorni di aria fredda e persino a nevicate tardive in alcune zone della Russia occidentale.
Un nuovo equilibrio (instabile) per l’Artico
La regione artica è diventata, nel giro di pochi decenni, un epicentro del cambiamento climatico globale. Il fatto che temperature da pieno luglio vengano registrate già a fine maggio – accompagnate da notti insolitamente calde – suggerisce che siamo entrati in una fase nuova, in cui l’instabilità climatica diventa la regola, non più l’eccezione.
Le implicazioni non riguardano solo l’ecosistema locale o la biodiversità, ma si estendono alla circolazione atmosferica dell’intero emisfero nord, influenzando anche il tempo e il clima in Europa e Nord America.
Un segnale da non ignorare
I 30 °C vicino all’Artico russo non sono solo una curiosità climatica, ma l’espressione concreta di una tendenza che si sta consolidando anno dopo anno. La frequenza crescente di eventi estremi, le minime elevate notturne, lo scioglimento precoce dei ghiacci e l’attivazione di incendi boschivi sempre più precoci sono campanelli d’allarme che non possono essere ignorati.
Ci troviamo di fronte a un nuovo assetto climatico nelle alte latitudini, con ripercussioni globali. Comprendere, monitorare e comunicare questi fenomeni non è solo un esercizio scientifico, ma un imperativo per la società e le istituzioni.