Nelle ultime settimane, le regioni settentrionali dell’Eurasia stanno affrontando una delle ondate di caldo più estreme e precoci mai osservate in epoca moderna. In particolare, la Siberia e l’intera fascia centroasiatica stanno facendo registrare temperature eccezionalmente elevate, che in molti casi hanno infranto record storici consolidati da decenni.
Siberia rovente: superati numerosi record termici
Un’area notoriamente associata a inverni rigidi e lunghi periodi di gelo, la Siberia sta vivendo in queste ore condizioni termiche più vicine a quelle del Mediterraneo che a quelle di una regione subartica. In diverse località si sono registrate temperature massime superiori ai 30 gradi, un’anomalia senza precedenti nella storia climatica recente della zona.
Tra i casi più eclatanti:
- A Ugloskoye il termometro ha toccato i 36,6°C, un valore sbalorditivo per una zona abituata a inverni che scendono sotto i -40°C.
- A Ust Kut si sono raggiunti 32,9°C, mentre a Preobrazhenka sono stati rilevati 31,4°C, entrambi situati oltre il 60° parallelo nord.
- Nel maggio 2020, a Khatanga, ben oltre il Circolo Polare Artico, furono registrati 25,4°C, più del doppio del record precedente.
Questi valori rappresentano anomalie termiche fino a +15°C rispetto alle medie storiche, una condizione che preoccupa non solo per la sua intensità, ma anche per la frequenza sempre più alta di episodi simili.
Il riscaldamento climatico come causa principale
Questa eccezionale ondata di caldo è il risultato di una tendenza consolidata: il riscaldamento globale colpisce con intensità le regioni artiche e subartiche, dove l’aumento delle temperature è quasi il doppio della media globale.
Le conseguenze includono:
- Scioglimento accelerato del permafrost, con rilascio di gas serra
- Alterazioni negli ecosistemi boreali
- Impatti diretti su agricoltura, infrastrutture e popolazioni locali
L’attuale situazione è descritta come uno degli eventi climatici più gravi degli ultimi decenni, ulteriore prova del cambiamento climatico in atto.
Ondata di caldo anche in Asia Centrale e Mongolia
Il fenomeno non si limita alla Siberia. L’Asia centrale affronta condizioni climatiche estreme: in Cina, alcune aree del nord hanno toccato i 44,8°C, uno dei valori più alti mai registrati. Anche in Kazakhstan, Kyrgyzstan e Uzbekistan si sono superati i 40°C in molte stazioni meteorologiche.
In Mongolia, le previsioni indicano picchi fino a 38°C, mentre le medie storiche di maggio si aggirano tra i 15 e i 20°C. Uno scarto climatico che mette a dura prova agricoltura, risorse idriche e fauna locale.
Un’anomalia sempre meno eccezionale
Le temperature record non possono più essere considerate episodi isolati. Si inseriscono in una nuova normalità climatica, dove eventi estremi sono sempre più frequenti, intensi e prolungati.
Gli scienziati sottolineano che anche le regioni fredde stanno subendo trasformazioni profonde, con conseguenze globali su circolazione atmosferica, correnti oceaniche e biodiversità.
Conclusione: un campanello d’allarme per il pianeta
L’ondata di caldo estremo in Siberia e Asia Centrale rappresenta un segnale d’allerta che non può più essere ignorato. Dietro questi numeri ci sono ecosistemi fragili, comunità vulnerabili e cambiamenti irreversibili che impongono azioni urgenti e coordinate a livello globale.
Se non si interviene ora, il rischio è di trovarsi di fronte a emergenze sempre più frequenti in territori che finora sembravano immuni agli effetti del cambiamento climatico.