Uno studio pubblicato su Nature Human Behaviour suggerisce che i legami tra madri e cuccioli di scimpanzé selvatici possano rispecchiare i modelli di attaccamento osservati negli esseri umani. I ricercatori del Max Planck Institute for Evolutionary Anthropology, guidati da Eléonore Rolland, hanno osservato per oltre 3.700 ore 50 coppie madre-figlio di scimpanzé nel Parco Nazionale di Taï, in Costa d’Avorio.
Analizzando il comportamento di 30 giovani esemplari in risposta a eventi minacciosi, non sono emerse tracce di attaccamento disorganizzato, una condizione caratterizzata da risposte caotiche e contraddittorie. Tuttavia, in 18 casi, sono stati notati segnali di attaccamento insicuro-evitante, come la ricerca di conforto in situazioni non direttamente minacciose.
Gli scienziati sottolineano che questi comportamenti, simili a quelli umani, indicano una radice evolutiva condivisa. La tendenza dei cuccioli a piangere e cercare la madre durante i pericoli diminuisce con l’età, suggerendo un processo naturale di sviluppo dell’autonomia.
Lo studio migliora la comprensione dell’attaccamento nei primati e apre nuove prospettive sul ruolo dell’ambiente nello sviluppo di legami emotivi complessi, ponendo nuove domande sulle influenze della cattività e della cultura nei modelli di attaccamento.