Il 24 giugno 1939, con un decreto ufficiale, il regno del Siam cambiava nome in Thailandia. La decisione, presa dal primo ministro Phibun Songkhram, rappresentò molto più di una semplice modifica linguistica: segnò una svolta nell’identità culturale, politica e scientifica del Paese. Il nome “Thailandia” deriva da “Prathet Thai”, che significa “terra dei liberi”, a sottolineare l’orgoglio di essere uno dei pochi Stati asiatici mai colonizzati da potenze europee. In un’epoca dominata da spinte nazionaliste e movimenti di modernizzazione, il cambio di nome mirava a rafforzare l’unità nazionale, promuovere la lingua thai e uniformare le culture eterogenee presenti sul territorio.
Dal punto di vista antropologico e scientifico, la trasformazione fu significativa: studiosi e ricercatori iniziarono a documentare e sistematizzare le tradizioni, la medicina locale e le lingue minoritarie per inserirle in un progetto di costruzione dell’identità nazionale. L’interesse per la storia antica e le radici comuni fu incoraggiato per creare un senso condiviso di appartenenza.
Il 1939 fu così l’anno in cui il Siam divenne ufficialmente Thailandia, iniziando un percorso di modernizzazione e ridefinizione culturale che ancora oggi influenza la politica e la società del Paese.