Aerei rifornimento militari della USAF – US Air Force – decollati dalla base aerea tedesca di Ramstein, stanno attraversando lo spazio aereo italiano in direzione Medio Oriente proprio in questi minuti. Secondo numerosi analisti e OSINT, questi aerei stanno scortando aerei da combattimento della USAF. Nelle ultime 48 ore 30 aerei cisterna della USAF erano decollati dagli Stati Uniti per il continente europeo.
Nella notte appena trascorsa, infatti, altri cinque aerei cisterna militari della USAF sono decollati dagli Stati Uniti e diretti verso le rotte orientali, in Europa, dopo quelli più numerosi già decollati in precedenza.
Bombe “bunker buster” e il sito nucleare iraniano di Fordow: cosa c’è da sapere
Mentre si intensifica il conflitto tra Israele e Iran, prende corpo l’ipotesi di un coinvolgimento più diretto degli Stati Uniti. Tra le opzioni più discusse c’è quella di fornire a Israele le cosiddette bombe “bunker buster”, le uniche ritenute in grado di colpire efficacemente il sito nucleare iraniano di Fordow, scavato in profondità nella montagna vicino a Qom, a circa 95 km a sud-ovest di Teheran.
Cos’è una bomba “bunker buster”?
Il termine “bunker buster” si riferisce a ordigni progettati per penetrare nel sottosuolo prima di esplodere, colpendo strutture sotterranee fortificate. Il modello statunitense più potente è la GBU-57 A/B Massive Ordnance Penetrator, un ordigno guidato da circa 13.600 kg, in grado di perforare fino a 60 metri di roccia prima della detonazione. Secondo l’US Air Force, le bombe possono essere sganciate in sequenza, aumentando la profondità dell’impatto con ogni esplosione successiva.
Anche se non si tratta di un’arma nucleare, l’utilizzo di una GBU-57 A/B contro Fordow solleva interrogativi sul rischio di dispersione di materiale radioattivo. L’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA) ha confermato che il sito ospita attività di arricchimento di uranio ad alto grado. Tuttavia, in precedenti attacchi israeliani al sito di Natanz, la contaminazione si è limitata all’interno dell’impianto.
Perché Fordow è un obiettivo così difficile?
A differenza del più esteso sito di Natanz, Fordow è più piccolo ma meglio protetto. Oltre ad essere sepolto sotto 80 metri di roccia e terra, sarebbe difeso da sistemi missilistici terra-aria forniti anche dalla Russia. Secondo fonti israeliane, molte di queste difese sarebbero già state colpite nei raid aerei delle ultime settimane.
Costruito intorno al 2006 e operativo dal 2009, Fordow rappresenta un punto chiave del programma nucleare iraniano. Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha affermato che l’obiettivo dell’operazione è eliminare la minaccia esistenziale rappresentata dai missili e dal nucleare iraniano, e ha incluso Fordow tra i bersagli da neutralizzare.
Perché serve l’intervento diretto degli USA?
La GBU-57 A/B può essere sganciata solo da velivoli in grado di sopportare il suo enorme peso, e al momento solo il bombardiere strategico B-2 Spirit dell’US Air Force è abilitato per questo tipo di missione. Prodotto da Northrop Grumman, il B-2 può trasportare fino a due bombe bunker buster, per un totale di oltre 27 tonnellate di carico. Con una portata fino a 18.500 km con rifornimento, può raggiungere qualsiasi obiettivo nel mondo in poche ore.
Tuttavia, l’eventuale impiego diretto di questi bombardieri implicherebbe un coinvolgimento militare americano difficilmente giustificabile dal punto di vista politico e diplomatico, soprattutto mentre Washington cerca di mantenere aperto un canale di dialogo con Teheran.
Alla recente riunione del G7 in Canada, l’ex presidente Donald Trump – tornato sulla scena come figura di riferimento per i repubblicani – ha evitato di specificare le condizioni per un intervento militare diretto. “Non voglio parlarne”, ha tagliato corto.
Nel fine settimana, l’ambasciatore israeliano negli Stati Uniti, Yechiel Leiter, ha confermato che Tel Aviv ha chiesto solo supporto difensivo a Washington. “Abbiamo diverse opzioni per affrontare Fordow. Non tutto si riduce a bombardamenti aerei da lontano”, ha dichiarato a ABC News.
Mentre l’attenzione mondiale resta alta, l’ipotesi dell’uso delle bombe bunker buster apre scenari complessi, non solo militari ma anche geopolitici. La scelta di colpire un sito così sensibile potrebbe cambiare radicalmente la postura internazionale nei confronti del conflitto tra Israele e Iran.