Archeologia, trovati in Sardegna nuovi reperti dell’Età del Bronzo: svelata la dieta dei nuragici | FOTO

Dagli scavi a Casa Zapata, a Barumini, utensili e vasellame ritrovati in un ottimo stato di conservazione
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    Foto Ansa
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Da Barumini, sede del sito Unesco Su Nuraxi, emergono nuovi dati e conferme sulla quotidianità e sulla cultura gastronomica dell’epoca nuragica. A Nurax’e Cresia, monumento unico inserito all’interno della dimora di Casa Zapata, sono riaffiorati dei nuovi reperti dell’Età del Bronzo, ritrovati in un ottimo stato di conservazione che offrono nuovi tasselli per la comprensione del complesso nuragico. Al nuraghe, formato da una torre principale e tre torri laterali, posto a breve distanza dal nuraghe Su Nuraxi con cui è in stretto dialogo, le indagini portate avanti dagli studiosi nella campagna di scavo attivata davanti agli occhi dei turisti del Museo di Casa Zapata, stanno portando alla luce la storia del sito che per alcuni versi racconta aspetti particolari e inediti.

La scoperta

La scoperta è arrivata durante le ricerche che si sono concentrate soprattutto nella torre centrale. L’interno della camera, in origine munita della copertura a tholos tipica dei nuraghi, presenta due nicchie laterali una delle quali ha restituito un complesso straordinariamente consistente di materiale ceramico: olle, tegami, ciotole e tazze accumulati all’interno di una delle nicchie che raccontano la vita quotidiana degli abitanti della torre in una fase finale del Bronzo Recente, quella che Giovanni Lilliu chiamava la bella età del nuraghe.

Sviluppo del territorio

Questa scoperta – ha evidenziato Emanuele Lilliu, Presidente della Fondazione Barumini Sistema Cultura – è il frutto di un percorso che mette insieme ricerca, valorizzazione e promozione del patrimonio. Casa Zapata non è solo un museo, ma un luogo vivo dove gli scavi continuano e dove i visitatori possono entrare in contatto diretto con la storia e con gli studiosi al lavoro. È il segno che l’Archeologia, se sostenuta e integrata nel territorio, può restituire grandi risultati“.

Per Lilliu, è di grande valore aggiunto la valorizzazione della rete di siti gestita dalla Fondazione: “scoperte come questa rafforzano l’identità culturale del nostro territorio e rappresentano una straordinaria occasione per la promozione turistica. Siamo di fronte a un sistema archeologico complesso, che parla un linguaggio internazionale ma affonda le radici nella nostra terra”.

Per Caterina Lilliu, componente Cda Fondazione e responsabile scientifica Polo museale, “questa scoperta va ad arricchire sia dal punto di vista storico-archeologico che su quello di prospettiva per il museo con una nuova valorizzazione dell’allestimento a Casa Zapata. Si tratta di un importantissimo ritrovamento di materiali inediti che adesso saranno studiati nel loro dettaglio, ma che offrono delle grandi prospettive per i nostri visitatori”.

Reperti

La direttrice degli scavi, Gianfranca Salis, della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio, ha chiarito che non ci si aspettava “di trovare un complesso di reperti così ben conservati e in un accumulo così significativo per le fasi di vita dell’Età del Bronzo. La torre centrale ha avuto un riutilizzo molto intenso in età storica, con importanti rimaneggiamenti anche strutturali. È stato proprio in età storica che viene realizzato a partire proprio da questa torre un cunicolo sotterraneo in parte costruito e in parte scavato nella roccia che consentiva di raggiungere il pozzo. Un collegamento diretto tra la torre e l’acqua creato in modo ardito e modificando le architetture nuragiche in forme che non trova confronti con il resto della Sardegna – ricorda – il riutilizzo del nuraghe in età storica avviene dopo una fase di abbandono del monumento testimoniata da potenti strati di crollo. Sotto questi importanti strati di crollo è emersa la fase nuragica, che racconta i segni di una quotidianità vissuta intensamente all’interno della torre. Le nuove evidenze, infatti, aprono prospettive scientifiche importanti sia per capire la funzione del nuraghe e le motivazioni per cui fu realizzato a poche centinaia di metri dal sito Unesco di Su Nuraxi”.

La vita nel territorio

Nel sito sono stati trovati oggetti da cucina usati per mangiare, bere e cucinare accumulati dentro la nicchia di camera che sono rimasti al suo interno dopo un abbandono del vano, che sembra essere stato dismesso in modo in modo improvviso le cui cause sono ancora da accertare e saranno oggetto di ulteriori approfondimenti. All’interno della camera focolari e resti di pasto che lasciano intuire la vita intensa che si doveva svolgere all’interno della torre.

Un’ulteriore testimonianza di come la dieta fosse molto varia tra i nuragici, carne, pesce, molluschi, anche nelle zone interne, quindi distanti dal mare, a suggerire un sistema di scambi e trasporti”, sottolinea Emanuele Lilliu.

Lo scavo peraltro si svolge all’interno del museo sotto gli occhi attenti dei visitatori che si aggirano all’interno del percorso espositivo.

Sviluppo locale

Queste scoperte ci raccontano quanto ancora il nostro territorio abbia da offrire – commenta il sindaco di Barumini, Michele Zucca – siamo consapevoli dell’enorme responsabilità che comporta custodire un patrimonio come questo, ma anche delle potenzialità in termini di sviluppo culturale, economico e turistico. La cultura è la chiave per far crescere in modo sostenibile tutta la nostra comunità”.