Un nuovo studio pubblicato su Nature getta una luce rivoluzionaria sull’origine del successo evolutivo della nostra specie. La ricerca, guidata da Emily Y. Hallett, Michela Leonardi, Eleanor M.L. Scerri e colleghi, dimostra che la grande migrazione degli esseri umani moderni fuori dall’Africa, avvenuta circa 50.000 anni fa, è stata preceduta da una significativa espansione della “nicchia ecologica” umana nel continente africano. Questo cambiamento, iniziato attorno ai 70.000 anni fa, potrebbe aver fornito ai nostri antenati la flessibilità necessaria per affrontare ambienti diversi e complessi, spiegando così il successo a lungo termine della dispersione verso l’Eurasia. Le attuali evidenze genetiche indicano che la maggior parte degli eurasiatici moderni discende da un piccolo gruppo di Homo sapiens che lasciò l’Africa circa 50.000 anni fa. Tuttavia, il record fossile racconta una storia più articolata, segnalando tentativi precedenti di migrazione fuori dal continente, nessuno dei quali ha lasciato una traccia genetica persistente. Ciò solleva una domanda cruciale: cosa ha reso la migrazione di 50.000 anni fa così efficace rispetto a quelle precedenti?
Una risposta nel paesaggio: l’espansione della nicchia ecologica
Attraverso un imponente lavoro di raccolta dati da 479 livelli archeologici datati tra 120.000 e 14.000 anni fa in tutta l’Africa, gli autori hanno costruito modelli di distribuzione delle specie (SDM) per valutare l’ampiezza e l’evoluzione della nicchia ecologica umana nel tempo.
I modelli hanno mostrato che:
- L’espansione della nicchia è iniziata circa 70.000 anni fa, durante la fase iniziale dello stadio isotopico marino 4 (MIS 4).
- Questa espansione ha comportato l’occupazione di habitat sempre più vari, dalle foreste pluviali dell’Africa occidentale fino ai deserti del Sahara.
- La flessibilità ecologica sviluppata in Africa ha preparato gli esseri umani ad affrontare nuovi ambienti, rendendo possibile l’espansione eurasiatica avvenuta attorno ai 50.000 anni fa.
Innovazioni comportamentali o dinamiche demografiche?
A differenza di teorie precedenti che attribuivano la riuscita dell’espansione fuori dall’Africa a improvvisi salti cognitivi o tecnologici (come armi complesse o simbolismo culturale), questo studio sostiene che non ci fu una rivoluzione, bensì una trasformazione graduale. L’incremento nell’uso di ambienti differenti è stato accompagnato da:
- una crescente densità di popolazione;
- lo sviluppo di reti sociali a lunga distanza;
- una maggiore mobilità e condivisione di risorse tra gruppi umani.
Questi fattori avrebbero aumentato la probabilità di incontri, scambi e adattamenti comportamentali.
Clima e nicchia: una relazione dinamica
Il periodo tra 70.000 e 50.000 anni fa fu caratterizzato da notevoli instabilità climatiche, come l’Evento Heinrich 6, che causò aridità in molte aree africane. Tuttavia, questi eventi potrebbero aver agito come “corridori ecologici”, stimolando la mobilità e selezionando gruppi umani capaci di sopravvivere in habitat estremi.
Il modello di nicchia “cambiato nel tempo” (changing-niche GAM) ha mostrato un’espansione reale della nicchia, in contrasto con il modello “statico” (fixed-niche GAM), che attribuiva i cambiamenti solo a fluttuazioni climatiche. Questa evidenza è stata ulteriormente corroborata da due serie indipendenti di simulazioni paleoclimatiche (HadCM3 e PCESM).
Le implicazioni: perché questa scoperta conta
- Una nuova narrativa per la preistoria: Lo studio ridimensiona l’idea di una “rivoluzione cognitiva” avvenuta attorno ai 50.000 anni fa e suggerisce invece un’evoluzione culturale e ambientale graduale ma costante.
- Ecologia e migrazione: La dispersione umana non è stata solo una questione di tecnologia o genetica, ma una risposta a lungo termine a cambiamenti ecologici interni all’Africa.
- Radici africane dell’adattabilità: L’enorme plasticità ecologica che oggi caratterizza la nostra specie ha avuto origine in Africa, molto prima che Homo sapiens raggiungesse l’Eurasia.
La migrazione umana fuori dall’Africa non è stata un colpo di fortuna, ma il risultato di un lungo processo di adattamento ecologico e culturale. L’ampliamento della nicchia ecologica, documentato in questo studio, fornisce una nuova cornice interpretativa per comprendere come la nostra specie sia riuscita non solo a sopravvivere, ma a prosperare in ogni angolo del pianeta.