Le falene Bogong e il cielo stellato: primo caso noto di navigazione stellare in un invertebrato | FOTO

Quando il cielo è nuvoloso e non visibile, le falene Bogong mantengono comunque la rotta corretta grazie al campo magnetico terrestre
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    Immagine a scopo illustrativo realizzata con l'Intelligenza Artificiale © MeteoWeb
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    Falene in estivazione in una grotta alpina in estate (ci sono circa 17.000 falene/m2 di parete della grotta e milioni in ogni grotta) Credito: Eric Warrant
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    Falene Bogong Credito: Dott. Ajay Narendra (Macquarie University, Australia)
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    Il paesaggio alpino nei pressi delle grotte di estivazione Credito: Eric Warrant
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    Falene Bogong Credito: Dott. Ajay Narendra (Macquarie University, Australia)
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La migrazione notturna delle falene Bogong (Agrotis infusa), che si spostano per oltre 1.000 km dall’Australia sud-orientale fino alle Alpi australiane, ha da sempre affascinato biologi e zoologi. Tuttavia, una recente ricerca pubblicata su Nature rivela una scoperta straordinaria: queste falene sarebbero i primi invertebrati noti capaci di usare il cielo stellato come bussola per orientarsi. Questo comportamento era precedentemente attribuito soltanto ad alcune specie di uccelli migratori, a esseri umani e, forse, a foche. L’articolo approfondisce le modalità attraverso cui le falene combinano segnali visivi celesti con il campo magnetico terrestre per completare con successo il loro viaggio migratorio.

Ogni primavera, miliardi di falene Bogong, dopo essersi schiuse, lasciano le pianure calde dell’Australia sud-orientale e intraprendono un volo fino a 1.000 km verso le fresche grotte delle Alpi australiane, dove entrano in uno stato dormiente (aestivazione) per tutta l’estate. In autunno, le stesse falene tornano nei luoghi di origine per riprodursi e poi morire. Ogni individuo compie questo viaggio solo una volta nella vita, il che implica una capacità di orientamento verso una destinazione mai visitata prima.

La doppia bussola: cielo stellato e campo magnetico

La ricerca condotta da Eric Warrant, David Dreyer e colleghi ha dimostrato che le falene non si affidano esclusivamente al campo magnetico terrestre, già noto per guidare altri migratori. Utilizzando sofisticati simulatori di volo in laboratori privi di distorsioni magnetiche, i ricercatori hanno proiettato cieli notturni realistici sopra le falene, osservandone la direzione di volo. Risultato chiave: le falene volavano nella direzione migratoria prevista quando esposte al cielo stellato naturale.

Evidenze neurologiche: il cervello delle falene legge il cielo

Oltre agli esperimenti comportamentali, i ricercatori hanno registrato le risposte neurali in tre aree del cervello delle falene: il lobo ottico, il complesso centrale e i lobi accessori laterali. Hanno scoperto che alcuni neuroni erano specificamente sintonizzati sull’orientamento del cielo stellato e raggiungevano il picco di attività quando la falena era orientata verso sud — proprio la direzione della migrazione primaverile.

Neuroni identificati:

  • Categorie 1 e 2 (unimodali): rispondevano con un singolo picco a una determinata rotazione celeste.
  • Categorie 3 e 4 (bimodali): rispondevano in modo selettivo alla direzione di rotazione del cielo (oraria o antioraria).

La via lattea come guida?

Anche se le capacità delle falene nel distinguere stelle singole non sono del tutto comprese, si ritiene probabile che riescano comunque a individuare la Via Lattea, ben visibile nell’emisfero sud. Gli esperimenti indicano che regioni particolarmente brillanti come la nebulosa Carina potrebbero fungere da riferimenti visivi. Inoltre, i test mostrano che le falene riescono a mantenere l’orientamento anche con lo spostamento notturno degli astri, suggerendo una possibile “bussola stellare compensata nel tempo”, simile a quella solare dei lepidotteri come le farfalle monarca.

Bussola magnetica come backup

Quando il cielo è nuvoloso e non visibile, le falene Bogong mantengono comunque la rotta corretta grazie al campo magnetico terrestre, confermando un doppio sistema di navigazione robusto e ridondante. Quando entrambi i segnali (cielo e magnetismo) vengono rimossi nei test, le falene si disorientano completamente.

Implicazioni evolutive e scientifiche

La falena Bogong rappresenta un modello eccezionale per studiare la navigazione animale, essendo:

  • un invertebrato con cervello di dimensioni ridotte,
  • capace di lunghi viaggi migratori,
  • e ora noto per usare segnali celesti in modo sofisticato.

La ricerca suggerisce che insetti di vita breve, come le falene Bogong, potrebbero affidarsi maggiormente a sistemi innati rispetto a specie longeve come le tartarughe marine, che hanno tempo di apprendere.

Questa scoperta rivoluziona la comprensione dei meccanismi di navigazione negli invertebrati. Le falene Bogong dimostrano che persino un cervello minuscolo può integrare in modo complesso segnali visivi e magnetici per raggiungere una destinazione mai vista. La loro “bussola delle stelle” apre nuovi orizzonti nella neuroetologia e nella biologia della migrazione animale.