Dopo giorni di intensi lanci missilistici dall’Iran verso Israele, l’Home Front Command dell’esercito israeliano (IDF) ha annunciato un allentamento delle restrizioni alla popolazione: i cittadini possono ora lasciare i rifugi, i luoghi di lavoro hanno ripreso le attività e sono nuovamente consentiti piccoli raduni. La situazione sul terreno, pur ancora tesa, mostra segnali di parziale de-escalation. Un grafico diffuso nelle ultime ore evidenzia chiaramente l’evoluzione della campagna missilistica iraniana contro Israele. Dopo un picco di oltre 50 missili in alcune fasce orarie tra il 15 e il 16 giugno 2025, il numero di lanci si è progressivamente ridotto. Secondo fonti militari israeliane, questo calo è attribuibile agli attacchi aerei dell’aeronautica israeliana, che avrebbero distrutto circa la metà dei lanciatori missilistici iraniani e neutralizzato centinaia di missili prima che potessero essere impiegati.
Attacchi sporadici e difesa attiva
Nonostante la diminuzione complessiva, l’offensiva non è cessata del tutto. Dopo 18 ore di apparente tregua, l’Iran ha lanciato due nuovi missili. Uno è stato intercettato dal sistema Arrow, mentre l’altro è precipitato in territorio giordano. Gli episodi dimostrano che la minaccia persiste, sebbene sia meno intensa.
Schieramento USA: tre portaerei nel teatro operativo CENTCOM
Nel frattempo, gli Stati Uniti stanno aumentando la pressione strategica nella regione. Il gruppo d’attacco della portaerei USS Gerald R. Ford (CVN-78) sarà schierato in Europa già dalla prossima settimana, portando a tre il numero di portaerei statunitensi operanti nella regione del CENTCOM (Comando Centrale degli Stati Uniti). Le altre due già presenti sono la USS Nimitz (CVN-68) e la USS Carl Vinson (CVN-70).
Rischi per la navigazione commerciale
La crescente tensione ha spinto le autorità marittime internazionali a emettere nuovi avvisi. Secondo quanto riportato da Reuters, fonti del settore affermano che alle navi commerciali è stato raccomandato di evitare le acque iraniane, in particolare nell’area critica dello Stretto di Hormuz, uno dei punti nevralgici per il traffico petrolifero mondiale.