Nel cuore dell’Africa sahariana, una serie di eventi atmosferici particolarmente intensi sta colpendo le regioni meridionali e sud-orientali dell’Algeria e parte della Libia, sorprendendo gli abitanti con fenomeni tanto spettacolari quanto rari. Le ultime ore hanno visto la formazione di violenti temporali accompagnati da grandine in zone che, normalmente, sono sinonimo di aridità estrema.
Grandine e piogge torrenziali nel deserto: le zone colpite
I settori attualmente interessati dai fenomeni più intensi includono le aree a nord di Tamanrasset, Tazrouk, Guelet, e l’estremo est di Tamanrasset stessa. A est di Bordj El Haouas, e in particolare nelle zone settentrionali e orientali di Djanet e Ain Azawa, sono stati osservati nubifragi localizzati, con segnalazioni di forti rovesci e grandine.
In parallelo, formazioni cumuliformi attive sono state segnalate anche nel nord-ovest del Paese, in particolare su alcune aree delle regioni di Saida, ovest di Tiaret e sud di Sidi Bel Abbès, dove potrebbero evolvere in temporali isolati nelle prossime ore.
Una regione vulnerabile: contrasti termici e orografia desertica
Queste aree si estendono in un contesto geografico e climatico unico: tra l’altopiano roccioso del massiccio dell’Hoggar e le maestose formazioni di arenaria del Tassili n’Ajjer, patrimonio UNESCO. Si tratta di regioni normalmente protette dalla stabilità atmosferica tipica del Sahara, ma che possono diventare teatri di violenti fenomeni convettivi in presenza di contrasti termici marcati.
Quando l’aria calda e secca del deserto viene improvvisamente sostituita da infiltrazioni di aria più fresca e umida in quota, spesso provenienti dall’area subsahariana o dal Mediterraneo, si creano le condizioni ideali per la nascita di celle temporalesche molto attive. In questi casi, le precipitazioni possono essere improvvise e concentrate, con effetti dirompenti su suoli incapaci di drenare rapidamente l’acqua.
Il deserto imbiancato dalla grandine: un fenomeno raro e impressionante
Le immagini satellitari e i video diffusi negli ultimi mesi mostrano come le grandinate nel Sahara stiano diventando sempre più frequenti, almeno in forma episodica. In alcuni casi, le quantità cadute sono risultate così elevate da imbiancare completamente tratti del deserto, dando origine a paesaggi surreali, in netto contrasto con l’ambiente circostante.
Si tratta di eventi che, oltre a testimoniare la potenza dei fenomeni atmosferici in queste zone, pongono nuovi interrogativi sul cambiamento climatico in atto anche in aree ritenute climaticamente stabili. La variabilità estrema e l’aumento di energia disponibile nei bassi strati dell’atmosfera favoriscono l’innesco di tempeste brevi ma violente, capaci di alterare temporaneamente anche i paesaggi desertici più aridi.
Allerta e monitoraggio: la sfida del futuro per le regioni desertiche
La crescente frequenza di questi eventi impone l’adozione di sistemi di monitoraggio meteorologico sempre più avanzati anche in territori finora considerati “a basso rischio”. Il deserto non è più una zona immune dalle turbolenze atmosferiche, e la necessità di prevenzione e allerta precoce diventa un imperativo per proteggere le popolazioni locali, le carovane, i turisti e le infrastrutture.
Questi fenomeni ci ricordano che il Sahara, con le sue dune millenarie e i suoi altopiani remoti, non è immune ai capricci del cielo. Anzi, proprio laddove la natura sembra immobile e silenziosa, può celarsi l’energia di tempeste capaci di cambiare il volto del paesaggio in poche ore.
Conclusione
Le tempeste che stanno colpendo l’Algeria meridionale e la Libia in queste ore rappresentano un segnale chiaro della crescente instabilità climatica anche in ambienti desertici. Un promemoria, questo, che anche il luogo più arido al mondo può trasformarsi, per qualche ora, in uno scenario da piena stagione dei monsoni.