Riciclo, innovazione ed estrazione sostenibile di risorse nazionali: è questa la strategia che l’Italia dovrebbe seguire per le materie prime critiche, come il litio, le terre rare e il rame. Lo indica il position paper elaborato dall’Accademia dei Lincei, al termine del confronto promosso il 22 e 23 maggio su questo tema e organizzato con Società chimica italiana, Consiglio Nazionale delle Ricerche, Associazione italiana di ingegneria chimica, Consorzio interuniversitario nazionale per la scienza e tecnologia dei materiali, Confindustria energia.
La competitività italiana nella transizione energetica richiede “un approccio sistemico in grado di accelerare l’esplorazione e l’estrazione sostenibile di risorse nazionali”, si legge nel documento, che fra le regioni più interessanti per queste risorse indica Sardegna, Toscana, Lazio, Liguria, Campania e zona alpina. È inoltre importante “rafforzare la leadership e potenziare la filiera circolare nazionale (riciclo/urban mining), investire in innovazione e accelerare nella ricerca su sostituzione e riciclo avanzato”.
Secondo gli esperti, va inoltre definita “una strategia industriale che integri materie prime critiche e transizione energetica” e va creata “una filiera nazionale, sostenuta da una governance integrata tra industria, ricerca e istituzioni e da partnership pubblico-privato”.
I settori e i rischi
Energia rinnovabile, elettronica, aerospazio, difesa e mobilità sostenibile sono i settori per i quali le materie prime critiche sono fondamentali. La disponibilità di queste ultime è quindi “un problema di crescente importanza strategica a livello globale e, in particolare, per l’Italia e l’Unione Europea”, si osserva nel documento.
Uno dei rischi maggiori, si rileva, è l’approvvigionamento e per l’Italia il Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (Pniec) e il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) prevedono azioni specifiche sia per il recupero, il riciclo, lo sviluppo di materiali e prodotti a basso contenuto di materie prime critiche, sia per il monitoraggio geominerario.
Esplorazione mineraria necessaria
“Il potenziale minerario per risorse primarie di materie prime critiche in Italia viene spesso considerato modesto, ma fondamentalmente è ancora tutto da scoprire”, si legge nel documento. “Le attività estrattive e di esplorazione sono state interrotte 30 anni fa proprio nel momento in cui emergeva la strategicità di metalli e minerali fino ad allora considerati di scarsa importanza”.
La mappa italiana
Attualmente non ci sono miniere metallifere attive e l’esplorazione mineraria è necessaria, si rileva. I dati Istat indicano circa 3.500 siti attivi distribuiti in tutta Italia, solo 126 dei quali sono miniere. Di queste 76 sono attive e 22 estraggono materie prime critiche, soprattutto feldspati e fluorite. Studi recenti (condotti da Ispra, Enea e Cnr indicano “potenzialità minerarie non trascurabili” per fluorite e barite (Sardegna, Lazio e Alpi), litio (area geotermica Tosco-Laziale Campana), titanio (Liguria), rame, tungsteno e terre rare (Sardegna e Alpi orientali), magnesio (Toscana e Alpi) e antimonio (Toscana).