Ogni estate ci ritroviamo di fronte a titoli roboanti che parlano di un’Italia interamente soffocata dal caldo africano senza tregua. Immagini di deserti infuocati, grafici rossi e parole come “bollino rosso” riempiono le prime pagine dei quotidiani e le homepage dei portali online. Ma cosa succede davvero? Oggi, lunedì 30 giugno 2025, le temperature ci raccontano una storia molto più sfumata e complessa rispetto alle semplificazioni mediatiche.
Analizzando con attenzione i valori massimi registrati, scopriamo che la famosa “Italia dei 40 gradi” riguarda in realtà una minoranza ristretta di località, per lo più concentrate nell’entroterra e lontane dalle brezze marine. Basti pensare che, su quasi 8.000 comuni italiani, solo una decina ha raggiunto (o leggermente superato) la fatidica soglia dei 40°C. E, curiosamente, tra queste figura una sola grande città: Firenze.
Vediamo nel dettaglio dove oggi si è davvero toccata questa soglia estrema:
- Sardegna: Ozieri e Oschiri (SS) hanno registrato +40°C.
- Lazio: Ceccano e Piedimonte San Germano (FR) si sono spinte fino a +40°C.
- Toscana: Firenze, San Giuliano Terme (PI), Manciano (GR), Rosignano Marittimo e Collesalvetti (LI), Capannori (LU) hanno toccato i 40°C.
Questi dati, rilevati da stazioni meteorologiche ufficiali e certificate, confermano che il vero “inferno termico” resta confinato a poche aree interne, storicamente predisposte a picchi elevati in presenza di determinate configurazioni atmosferiche. A dominare il quadro odierno è infatti una robusta struttura anticiclonica subtropicale che, accompagnata da venti deboli e forte soleggiamento, favorisce il riscaldamento degli strati bassi dell’atmosfera.
Ma cosa accade nel resto d’Italia? Ecco dove il racconto si discosta nettamente dalle narrazioni estreme. La stragrande maggioranza delle città italiane ha vissuto oggi una giornata calda, sì, ma lontana dai valori eccezionali evocati dai titoloni.
Ad esempio, Roma ha registrato +37°C, mentre Milano, Foggia, Perugia e Verona si sono fermate a +36°C. Valori simili, seppur elevati, rientrano in una tipica giornata estiva italiana e non rappresentano anomalie drammatiche. Ancora più moderate le temperature a Bologna, Napoli e Trento, che hanno raggiunto i +35°C. Scendendo ulteriormente, troviamo Genova con +34°C, Torino e Palermo a +33°C.
Un capitolo a parte merita l’Italia costiera, soprattutto lungo l’Adriatico, dove la presenza del mare attenua le fiammate africane. Qui i termometri raccontano un’estate decisamente più vivibile: Trieste si è fermata a +34°C, Venezia a +33°C, Ravenna a +32°C. Scendendo lungo la costa, troviamo Bari, Ancona e Senigallia a +31°C, mentre Rimini, San Benedetto del Tronto, Pescara e Brindisi hanno oscillato intorno ai +30°C. Ancora più miti i valori a Cesenatico e Peschici (+29°C), fino ad arrivare ai +28°C di Vasto e Termoli.
Questa mappa termica odierna dimostra come sia necessario raccontare la realtà in modo dettagliato e accurato. Parlare genericamente di “Italia rovente” senza distinguere tra aree interne e costiere, tra città padane e regioni adriatiche, rischia di creare percezioni distorte e inutili allarmismi. In un periodo storico in cui il cambiamento climatico è già un tema di enorme rilevanza e preoccupazione, è fondamentale mantenere un linguaggio preciso e basato su dati concreti.
Naturalmente, il caldo intenso rimane un rischio reale, soprattutto per le categorie più fragili: anziani, bambini, persone con patologie croniche. È quindi doveroso continuare a informare e a suggerire misure preventive, come evitare l’esposizione nelle ore centrali, mantenere una buona idratazione e limitare le attività fisiche pesanti. Tuttavia, riconoscere che non tutta l’Italia è sopra i 40°C permette di affrontare la situazione con maggiore lucidità e senza cedere al sensazionalismo.
Quello che emerge da questa fotografia termica del 30 giugno 2025 è un’Italia a due velocità: da un lato, un pugno di località interne che hanno sperimentato un caldo estremo; dall’altro, un vasto insieme di città e paesi dove, seppur con temperature elevate, il caldo rimane sotto controllo. Questa distinzione non è un dettaglio secondario, ma un tassello fondamentale per comprendere la meteorologia italiana e per comunicare in modo corretto ai cittadini.
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