Meteo, trasporto transoceanico di aerosol: ecco come si smontano le teorie negazioniste

Il cielo d’Europa è stato attraversato dal fumo degli incendi canadesi, ma alcuni continuano a negare l’evidenza. Ecco perché il trasporto a lungo raggio di aerosol è un fenomeno reale, studiato, osservato e quantificabile, non un’opinione
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Negare la realtà osservabile con gli strumenti scientifici è pericoloso. Eppure, anche in questi giorni, non mancano affermazioni infondate che mettono in dubbio un fenomeno ampiamente documentato: il trasporto transoceanico del fumo dagli incendi canadesi fino all’Europa.

Sui social e in alcuni canali di disinformazione, si legge che “non è possibile che il fumo dal Canada abbia raggiunto l’Italia” o che “quella che si vede è solo normale foschia”. Nulla di più errato. Queste tesi, oltre a essere scientificamente false, contribuiscono a distorcere la percezione pubblica di un evento atmosferico reale e rilevante, ostacolando la corretta comprensione dei fenomeni globali che influenzano il nostro meteo.

Aerosol atmosferici: un viaggio di migliaia di chilometri

Il trasporto a lunga distanza di particolato atmosferico è un meccanismo noto e studiato da decenni. Non riguarda solo il fumo degli incendi, ma anche altri aerosol come la polvere sahariana, le ceneri vulcaniche e i solfati generati da eruzioni o attività industriali. Tutti questi elementi possono essere sollevati in atmosfera e viaggiare anche per oltre 10.000 chilometri, spinti dalle grandi correnti atmosferiche come la corrente a getto.

Foschia Europa satellite

Quando gli incendi sono vastissimi e incontrollati, come quelli che hanno colpito il Canada nelle ultime settimane, le temperature raggiunte possono generare pirocumulonembi: nubi convettive in grado di trasportare enormi quantità di particolato fine (PM2.5) fino a 10–12 km di quota. A queste altitudini, le particelle possono essere agganciate dalle correnti in quota e iniziare un vero e proprio viaggio emisferico.

Non è la prima volta che accade: precedenti dal 2017 al 2023

Chi afferma che “il fumo non può arrivare fino in Europa” ignora del tutto la documentazione scientifica esistente. Eventi di trasporto transoceanico di aerosol sono stati osservati e certificati anche in passato: si ricordano in particolare quelli del 2017, 2021 e 2023, in cui il fumo proveniente da incendi in Canada o Alaska ha raggiunto l’Europa centrale e meridionale, Italia compresa.

Nel caso specifico del giugno 2025, la traiettoria è stata tracciata con precisione dai modelli atmosferici globali e confermata dalle immagini satellitari. Secondo il CAMS (Copernicus Atmosphere Monitoring Service), tra l’11 giugno e il weekend successivo, un’enorme nube di fumo ha attraversato l’Atlantico, raggiungendo la Francia, il Mediterraneo occidentale, la Sardegna e parte della Penisola Italiana.

Satelliti, LIDAR e AOD: come si osserva il fumo in atmosfera

Un altro mito da sfatare è che “i satelliti non possono rilevare particelle così piccole”. In realtà, i satelliti non “vedono” le particelle in sé, ma registrano gli effetti sulla radiazione solare e infrarossa: modificano la riflettanza, lo scattering e l’assorbimento dell’energia. Tutti questi parametri concorrono a calcolare un indice molto importante, chiamato AOD (Aerosol Optical Depth), che misura l’opacità atmosferica causata dalla presenza di aerosol.

Quando si osservano aumenti repentini dell’AOD, come è accaduto in questi giorni sul Mediterraneo, si ha la conferma della presenza di strati di particolato in quota. Ma non è tutto. Anche da terra esistono strumenti sofisticati in grado di osservare questi fenomeni: i LIDAR, sistemi che funzionano come radar ma con impulsi laser, capaci di mappare la distribuzione verticale degli aerosol fino a diversi chilometri di altezza.

Un mix atmosferico esplosivo: fumo canadese e polvere sahariana

La foschia osservata in questi giorni su molte aree dell’Italia centro-settentrionale non è un semplice fenomeno di umidità. Le immagini prodotte dal CAMS mostrano chiaramente la sovrapposizione di due componenti: da una parte il fumo proveniente dagli incendi canadesi, visibile in tonalità rosa nei modelli di simulazione, e dall’altra un pennacchio di polvere sahariana, sollevato dal promontorio subtropicale nordafricano.

Il risultato è una miscela di aerosol di origine diversa che ha alterato significativamente la qualità dell’aria in quota e, in alcune zone, anche al suolo. Una dinamica atmosferica complessa e affascinante, ma anche potenzialmente dannosa per la salute e l’equilibrio climatico regionale.

In conclusione: la scienza parla chiaro

Negare l’esistenza del trasporto transoceanico di aerosol significa rifiutare decenni di ricerca, dati oggettivi e osservazioni documentate da enti meteorologici e climatologici di tutto il mondo. Non si tratta di opinioni, ma di fenomeni reali, descritti con precisione grazie alla sinergia tra satelliti, modelli fisico-matematici e strumenti di osservazione al suolo.