Un veicolo costruito dall’uomo ha “toccato il Sole” per l’ultima volta. La sonda Parker della NASA ha compiuto ieri il suo 24° e ultimo perielio – il punto più vicino al Sole nella sua orbita – raggiungendo la straordinaria distanza di soli 6,1 milioni di km dalla superficie solare. È un’impresa che segna un momento storico per la scienza e per l’umanità intera.
Il viaggio estremo della sonda Parker
Lanciata il 12 agosto 2018, la Parker Solar Probe è la prima sonda a penetrare così profondamente nella corona solare, l’atmosfera esterna del Sole. In questa sua ultima manovra ravvicinata, la sonda ha viaggiato a una velocità impressionante di circa 690mila km/h, abbastanza veloce da coprire la distanza tra Filadelfia e Washington D.C. in un solo secondo.
La sonda ha sopportato temperature infernali, comprese tra gli 870 e i 930 °C, protetta solo da uno scudo termico in composito di carbonio, progettato per resistere non solo al calore estremo ma anche alla radiazione ultravioletta intensa proveniente dal Sole.
Perché la corona è così calda?
Uno degli obiettivi principali della missione Parker era rispondere a uno dei grandi misteri dell’astrofisica: perché la corona solare è milioni di gradi più calda della superficie del Sole, la fotosfera? La risposta potrebbe fornire indizi cruciali per comprendere meglio il vento solare, il flusso di particelle cariche che il Sole emette nello Spazio e che, a contatto con la magnetosfera terrestre, può interferire con satelliti, astronauti e perfino provocare aurore boreali.
Una scoperta rivoluzionaria: la riconnessione magnetica
Proprio durante uno dei suoi passaggi ravvicinati, la sonda Parker ha permesso agli scienziati di osservare da vicino un fenomeno noto come riconnessione magnetica, un processo esplosivo in cui le linee del campo magnetico solare si spezzano e si ricollegano, liberando enormi quantità di energia. Questo meccanismo è ora ritenuto una fonte chiave di particelle energetiche nella corona solare.
Un’eredità che durerà migliaia di anni
Sebbene la Parker Solar Probe non potrà più avvicinarsi ulteriormente al Sole – avendo esaurito la possibilità di usare Venere per assist gravitazionali – continuerà a orbitare intorno alla nostra stella. Con il tempo, i suoi propulsori si esauriranno e il veicolo brucerà lentamente, ma il suo scudo termico potrebbe restare in orbita per migliaia di anni, come un frammento silenzioso del nostro desiderio di esplorare l’ignoto.
Con questa ultima “carezza” al Sole, la sonda Parker chiude una missione senza precedenti, lasciando un’eredità di dati e scoperte che plasmeranno la comprensione del nostro Sole per le generazioni a venire.