Mentre il pianeta continua a riscaldarsi, una zona dell’Oceano Atlantico settentrionale, appena a Sud della Groenlandia, si sta raffreddando. Questo paradosso climatico, noto come “macchia fredda“, è al centro di un nuovo studio pubblicato su Science Advances da un team internazionale guidato dalla Pennsylvania State University. La ricerca individua nella Circolazione Meridionale Atlantica (AMOC) – una rete di correnti che trasporta acqua calda dai tropici verso il Nord Atlantico – un fattore chiave del fenomeno. Il suo indebolimento, legato al crescente afflusso di acqua dolce dallo scioglimento della calotta glaciale groenlandese, riduce la densità dell’acqua salata e ostacola la circolazione profonda.
La novità dello studio, però, risiede nell’identificazione di un secondo meccanismo: i processi atmosferici che interagiscono con l’oceano. Utilizzando modelli climatici avanzati e il metodo “Partial Temperature Decompositional Framework”, i ricercatori hanno scoperto che il raffreddamento della superficie marina diminuisce l’evaporazione e l’umidità atmosferica, riducendo la presenza di vapore acqueo, un potente gas serra. Ciò innesca un feedback che rafforza e stabilizza l’anomalia termica.
Le implicazioni sono significative: la “macchia fredda” potrebbe influenzare la corrente a getto e aumentare la frequenza di eventi climatici estremi in Europa e Nord America. Lo studio, sostenuto da NASA e National Science Foundation, offre nuove prospettive sulla complessità delle interazioni tra oceano e atmosfera in un clima in rapido cambiamento.