“Le due isole maggiori, Sicilia e Sardegna, sono al centro del Mediterraneo e sono proprio per questo motivo particolarmente evidenti in un contesto di aumento di frequenza dei fenomeni siccitosi interrotti da brevi periodi con fenomeni alluvionali particolarmente repentini“. Da questi derivano “movimenti franosi che determinano gravi danni alle infrastrutture e agli insediamenti abitativi. Nei casi più gravi anche la perdita di vite umane. Per quanto riguarda il deficit idrico la situazione è particolarmente critica“: è quanto ha dichiarato il capo del dipartimento della protezione civile, Fabio Ciciliano, in audizione alla Commissione parlamentare per il contrasto degli svantaggi derivanti dall’insularità. “A differenza delle altre regioni del territorio dove c’è la possibilità di utilizzare un’interconnessione delle aste fluviali delle diverse regioni, questo tipo di azione, per la conformazione geografica delle isole principali, non è possibile e quindi la problematica legata al deficit idrico è particolarmente evidente. Questa carenza di risorsa idrica fa sì che sia maggiormente difficoltosa l’azione di presidio del territorio svolta dal settore agricolo, che poi è indebolito dal rapido spopolamento dei territori interni, presente soprattutto nelle isole. Una situazione che, accompagnata agli incendi boschivi che si registrano sempre con maggiore frequenza, perché la crisi climatica in atto è particolarmente veemente su queste isole principali, rende il territorio maggiormente vulnerabile rispetto ai fenomeni alluvionali e franosi a causa della combustione della vegetazione“.
Inoltre, Ciciliano ha evidenziato che “la contemporanea presenza del clima siccitoso e dei territori che sono stati oggetto di incendi rendono quel terreno particolarmente vulnerabile al rischio idrogeologico perché risulta più compatto, quindi l’acqua si accumula con maggiore difficoltà“. Un fenomeno che impatta “in due maniere entrambe negative ma differenti: la prima è che l’acqua viene dilavata e quindi non rimane sul territorio. La seconda è che il dilavamento dell’acqua sul terreno non lo rende particolarmente adatto per fare attività agricola“.
“Negli ultimi 10 anni le dichiarazioni di stato di emergenza per le isole sono state 23 per la Sicilia e per le isole minori della Sicilia, quattro per la Sardegna, due per la Regione Campania, entrambe sull’isola d’Ischia per il terremoto di 8 anni fa e per il rischio idrogeologico determinato dalle colate di fango che hanno interessato il Comune di Casamicciola, e una per la Regione Toscana che riguarda l’arcipelago toscano“, ha spiegato Ciciliano in audizione. “Le isole sono ovviamente fragili come le altre realtà del nostro territorio, ma la loro fragilità è amplificata dal fatto che ovviamente sono lontane o possono essere lontane anche dal punto di vista operativo dal raggiungimento dei soccorsi in caso in caso di necessità. Per il sistema di allertamento nazionale, per quanto riguarda la fase previsionale, i temporali estivi sono fenomeni molto difficili da prevedere e quindi una delle più importanti attività che vanno svolte nel territorio nazionale, ma in particolare sulle isole, è quella legata alla consapevolezza del rischio“.