“Si tratta di un risultato molto importante che conferma un lavoro di 20 anni fa del quale fui autore con Daniele Montanino e Francesco Villante, e che apre le porte a uno studio più approfondito di particelle elusive come i neutrini e delle loro interazioni“. Così all’AGI Aldo Ianni, dirigente di ricerca dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN), Laboratori Nazionali del Gran Sasso, ha commentato la notizia che i neutrini generati nel nucleo del Sole sono stati osservati mediante la trasformazione di nuclei di carbonio-13 in azoto-13 all’interno di un grande rivelatore sotterraneo. La scoperta, realizzata da un team guidato dall’Università di Oxford e pubblicata su Physical Review Letters, è stata ottenuta grazie al rivelatore SNO+, operativo a due chilometri di profondità nel laboratorio sotterraneo canadese SNOLAB.
“Quello che è avvenuto è che l’interazione – molto rara – tra neutrini elettronici e carbonio-13 ha portato alla trasformazione di questo in azoto-13, liberando un elettrone, permettendo la misura della ionizzazione di questo elettrone (segnale primario). Dopo circa 15 minuti l’azoto-13 è andato incontro a un decadimento beta e all’espulsione di un positrone, vale a dire di un elettrone positivo, ed anche questo fenomeno permette la misurazione nello scintillatore (segnale secondario). La combinazione del segnale primario e di quello secondario amplifica la reiezione di segnali di fondo (impuri). Nel complesso, tutto questo fornisce un canale specifico per il monitoraggio dei neutrini ad una certa energia e un mezzo per la comprensione del loro comportamento e di quello del Sole”, spiega l’esperto.
A questo primo risultato si aggiunge anche un’altra possibilità di analisi. “È possibile in futuro con SNO+ o altri apparati – aggiunge Ianni – anche se statisticamente difficile – che questo metodo di misura apra la porta alla comprensione dell’evento stesso di trasformazione del carbonio-13 in azoto-13 e aumentare la comprensione di processi nucleari complessi da studiare come quest’ultimo mediante le interazioni di neutrino“.


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