Islanda, il vulcano non dorme: microsismi e sollevamento del suolo annunciano novità

Nonostante l’assenza di un’eruzione in atto, il sistema magmatico sotto Svartsengi continua a mostrare segnali di pressione e microsismicità che mantengono elevata l’attenzione degli scienziati islandesi

In apparenza, la penisola di Reykjanes sta vivendo una fase di calma. Ma secondo i vulcanologi islandesi si tratta di una quiete estremamente fragile, più simile a una pausa fisiologica che a un vero arresto dell’attività. Al 10 dicembre 2025 non è in corso alcuna eruzione nell’area di Grindavík, ma i dati raccolti nelle ultime settimane raccontano un’altra storia: il sistema Svartsengi–Sundhnúkur rimane in forte agitazione, con segnali inequivocabili di un serbatoio magmatico ancora in pressione.

Una pausa anomala dopo due anni di eruzioni quasi continue

L’ultima eruzione, avvenuta tra 16 luglio e 5 agosto 2025, ha segnato la fine della sequenza più recente lungo la catena dei crateri Sundhnúkur. Da allora la lava non è più riemersa, ma l’intero settore resta tutt’altro che stabile. Tra dicembre 2023 e l’estate 2025 la zona compresa tra Grindavík e Svartsengi ha ospitato nove eruzioni, un numero eccezionale che testimonia una fase di riattivazione profonda del sistema vulcanico della penisola.

Islanda magma sulle strade

Il periodo attuale rappresenta la pausa più lunga degli ultimi due anni, ma gli esperti del Veðurstofa Íslands (l’Ufficio Meteorologico Islandese) chiariscono che il sistema non si è affatto “spento”: al contrario, mostra dinamiche coerenti con una fase di ricarica magmatica.

Microsismi, deformazioni e pressione del magma: cosa sta succedendo sotto la superficie

Negli ultimi giorni, la rete sismica islandese ha registrato scosse fino a magnitudo 2,5, localizzate tra Svartsengi e la dorsale di Reykjanes. Si tratta di eventi piccoli, ma molto significativi: indicano che la roccia si sta muovendo e che il magma in profondità continua a esercitare pressione.

Le analisi geodetiche confermano un livello di inflazione stabile ma elevato, un segnale tipico della presenza di magma che continua a risalire lentamente o ad accumularsi nelle camere più superficiali. Secondo i modelli elaborati dagli specialisti, la pressione sotto Svartsengi risulta paragonabile a quella che precedeva alcune eruzioni del biennio 2023–2025, pur senza mostrare — almeno per ora — un’evoluzione rapida.

Grindavík tra incertezza e prudenza: accessi limitati e monitoraggio costante

La città di Grindavík resta in una situazione delicata. Il terreno presenta ancora fratture profonde, deformazioni irregolari e rischio di improvvise intrusione magmatiche, motivo per cui l’accesso è tuttora regolamentato. Le autorità hanno mantenuto un livello di allerta elevato, giudicando irrealistico un ritorno alla normalità nel breve periodo.

Gli esperti ricordano che il sistema Svartsengi–Sundhnúkur si comporta come una struttura altamente dinamica, capace di alternare settimane di apparente calma a rapide fasi di intrusione e apertura di nuove fratture eruttive, spesso con pochissimo preavviso.

Il “silenzio” non deve trarre in inganno

La penisola di Reykjanes sta vivendo una tregua, ma una tregua instabile. L’attività sismica, la pressione del magma e il comportamento del suolo indicano che la sequenza eruttiva iniziata nel 2023 non è conclusa. Per gli scienziati, il quadro attuale è quello di un sistema vulcanico in fase di ricarica, pronto a riattivarsi se dovessero verificarsi le condizioni favorevoli.

La domanda non è se Grindavík tornerà a vedere un’eruzione, ma quando. In quest’ottica, il monitoraggio continuo e la comunicazione trasparente tra comunità scientifica, autorità e popolazione restano fondamentali per gestire il rischio vulcanico in una delle aree più attive e osservate del pianeta.

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