Uno studio pubblicato su Monthly Notices of the Royal Astronomical Society svela i meccanismi alla base della cosiddetta “bimodalità chimica” delle stelle della Via Lattea. Grazie alle simulazioni Auriga analizzate dai team ICCUB-IEEC e CNRS, i ricercatori hanno dimostrato che la doppia sequenza di magnesio e ferro nelle stelle non è il solo effetto delle fusioni con la galassia Gaia-Sausage-Enceladus, come ipotizzato in precedenza. La formazione delle due popolazioni chimiche emerge dall’alternanza tra fasi di intensa nascita stellare e periodi in cui il disco galattico riceve gas povero di metalli dal mezzo circumgalattico. Le 30 galassie simulate mostrano percorsi evolutivi differenti, suggerendo che la Via Lattea non rappresenta un modello universale per le spirali.
Lo studio collega la forma delle sequenze chimiche alla storia della formazione stellare, aprendo la possibilità di osservare firme simili in altre galassie con il telescopio JWST e i futuri strumenti da 30 metri. Secondo gli autori, comprendere i flussi di gas cosmico, le fusioni minori e la crescita del disco è fondamentale per ricostruire la storia chimica della nostra galassia. Le missioni PLATO e Chronos potranno ora testare queste previsioni, portando nuove luci sul passato stellare della Via Lattea.


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