Una mano bionica che “pensa”: la nuova frontiera delle protesi intelligenti

Sviluppata dall’Università dello Utah, integra sensori e Intelligenza Artificiale per rendere i movimenti più naturali e intuitivi per le persone amputate

Una mano bionica capace di “pensare” ai propri movimenti: è l’innovazione sviluppata dai ricercatori dell’Università dello Utah, che promette di rivoluzionare il modo in cui le persone con amputazioni interagiscono con il mondo. Lo studio, pubblicato su Nature Communications, descrive una protesi dotata di sensori di pressione e di prossimità integrati nella punta delle dita e collegati a una rete neurale artificiale. L’obiettivo è restituire quella naturalezza che chi possiede tutti gli arti dà per scontata: nessuno deve riflettere consapevolmente su come posizionare le dita per afferrare una tazza o stringere una mano. Per chi utilizza una protesi, invece, ogni gesto richiede uno sforzo mentale significativo. La nuova mano bionica supera questo limite grazie a un controllo “condiviso” tra Intelligenza Artificiale e utilizzatore. L’algoritmo, addestrato a riconoscere la distanza e la forma degli oggetti, è in grado di prevedere i movimenti più efficaci e di eseguirli in modo immediato.

La sperimentazione su 13 volontari – 9 senza amputazioni e 4 con amputazioni tra polso e gomito – ha mostrato movimenti più fluidi e intuitivi, senza togliere all’utente il controllo diretto: i segnali elettrici provenienti dalla pelle o dai muscoli guidano la protesi, che li integra con le proprie previsioni. Un passo avanti verso protesi davvero “naturali” e cognitive.

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