A Roma bici e monopattini elettrici potrebbero coprire mediamente fino al 20% degli spostamenti effettuati con auto privata dal lunedì al venerdì, mentre l’uso del mezzo privato nell’ora di punta si potrebbe ridurre di un 10% utilizzando in alternativa metro o treno in combinazione con monopattini elettrici privati trasportabili a bordo. È quanto emerge da un’indagine[1] condotta da ENEA in collaborazione con le università “Roma Tre” e “Roma Tor Vergata” su un campione di 240 mila autovetture[2], per un totale di 9 milioni di spostamenti monitorati.
“La nostra indagine puntava a identificare i viaggi in automobile ‘trasferibili’ verso nuove forme di micromobilità elettrica”, afferma Carlo Liberto, ricercatore del Laboratorio ENEA Sistemi e Tecnologie per la Mobilità Sostenibile. “Siamo partiti fissando due soglie di distanza massima percorribile dai mezzi elettrici, 6 chilometri per le bici e 3 chilometri per i monopattini, tenendo conto delle caratteristiche delle infrastrutture, dell’accessibilità e dei costi dei servizi di sharing, presenti nelle diverse zone della città. Si è considerato che saranno più inclini ad adottare soluzioni di micromobilità elettrica quegli utenti che si muovono in zone con una prevalenza di piste ciclabili o di strade a velocità ridotta, laddove la percezione di sicurezza è maggiore”, aggiunge Liberto.
Per questo studio i ricercatori hanno sviluppato un nuovo indice, denominato Micromobility Compatibility Index (MCI), che misura la potenziale compatibilità delle infrastrutture viarie con i mezzi di micromobilità (soprattutto e-bike e monopattini) per tutta l’area metropolitana di Roma suddivisa in circa 1.400 zone. Dall’indice emerge che Roma ha un buon potenziale di sviluppo della mobilità alternativa, anche se sono emerse differenze marcate: in alcune aree il valore è basso per la quasi totale assenza di infrastrutture viarie a supporto della mobilità attiva[3], mentre in altre è alto per la presenza di aree verdi con molti percorsi pedonali e ciclabili.
Se si prende in considerazione la soluzione di viaggio che prevede la combinazione di monopattino e mezzi di trasporto pubblici, le percentuali più elevate di domanda potenziale di micromobilità si registrano lungo le linee B1 e C della metropolitana.
“Questi risultati potrebbero essere utili a un fornitore di servizi di micromobilità condivisa per valutare meglio in quali aree della città e, persino, presso quali fermate della metropolitana proporre il servizio di biciclette e monopattini elettrici. Di contro, l’amministrazione avrebbe a disposizione una mappa con le aree dove sarebbero più necessari interventi infrastrutturali per offrire ai cittadini la possibilità di utilizzare altre forme di mobilità più rispettose della sostenibilità e della vivibilità cittadina”, sottolinea Francesco Vellucci, responsabile del Laboratorio ENEA Sistemi e Tecnologie per la Mobilità Sostenibile.
L’approccio metodologico utilizzato permette di replicare lo studio per tutte le città che dispongono di banche dati su mobilità individuale, infrastrutture viarie e servizi di trasporti, identificando le aree urbane a maggiore potenziale di sviluppo della micromobilità. “Per stime più accurate sul mercato potenziale sarà necessario organizzare indagini campionarie più specificatamente articolate su fattori e caratteristiche personali dell’utente come, ad esempio, età, genere, reddito, attitudine a comportamenti ‘green’, esigenze di mobilità e stile di vita”, aggiunge Vellucci. “In Italia – conclude – il 32% degli spostamenti viene effettuato con micromobilità e mobilità attiva: certamente non possono sostituire completamente il mezzo privato in tutte le situazioni, ma possono diventare un alleato del trasporto pubblico nel contenimento del traffico cittadino, dell’inquinamento e nel miglioramento della qualità di vita”.
[1] Nigro, M., Castiglione, M., Colasanti, F. M., De Vincentis, R., Valenti, G., Liberto, C. and Comi, A. (2022). Exploiting floating car data to derive the shifting potential to electric micromobility. Transportation Research Part A 157, Elsevier Ltd., pp. 78–93, https://doi.org/10.1016/j.tra.2022.01.008.
[2] Per l’indagine sono stati utilizzati i Floating Car Data, ossia dati ottenuti tramite veicoli dotati di un dispositivo di bordo (OBU) che memorizza informazioni relative a posizioni, tempi di percorrenza e distanze coperte.
[3] Per mobilità attiva si intende la scelta di usare la bicicletta o andare a piedi per i propri spostamenti abituali (lavoro o scuola), in alternativa all’uso di veicoli a motore.