Ciclone Idai, scene strazianti dai racconti dei sopravvissuti: “La terra mi ha riempito la bocca, il naso e le orecchie”, “centinaia di cadaveri sul ciglio di una strada” [FOTO]

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Mentre il bilancio delle vittime del ciclone Idai in Mozambico, Zimbabwe e Malawi continua tragicamente a salire (oltre 500), emergono i racconti di coloro sono riusciti a sopravvivere alla violenza devastante della tempesta, quella che potrebbe diventare il peggiore disastro di sempre a colpire l’emisfero meridionale. Secondo il racconto di un testimone, tra i 300 e i 400 corpi sono stati trovati sul ciglio di una strada fuori dalla città portuale di Beira, in Mozambico, la più colpita dal ciclone, e le inondazioni hanno praticamente formato un lago alluvionale che è visibile dallo spazio, come potete vedere nelle immagini della gallery a corredo dell’articolo.

La scena straziante descritta da Graham Taylor, dello Zimbabwe, suggerisce che il bilancio del ciclone Idai è destinato a superare di gran lunga le stime ufficiali. Le agenzie umanitarie sul luogo forniscono i dettagli di come interi villaggi e città siano stati completamente allagati dal passaggio del ciclone di categoria 2. Taylor ha dichiarato che i corpi si trovano nel tratto di un’autostrada, dove l’acqua ha creato un lago alluvionale, sommergendo intere città intorno ad una piantagione di canna da zucchero densamente popolata. Quest’area è solo una minima parte della terra che nello stato sudafricano è rimasta allagata dopo l’esondazione di due grandi fiumi nei giorni successivi alla tempesta.

Le inondazioni a Buzi, nel Mozambico centrale, sono così estreme che l’acqua può essere vista nelle immagini satellitari dallo spazio. L’area ospita circa 200.000 persone e la CNN ha parlato con alcuni sopravvissuti. Un uomo, Abias Felipe del villaggio di Chikezana, completamente allagato, ha dichiarato: “Ha distrutto tutto, non è rimasto niente lì. [I soccorritori] stanno iniziando ad arrivare ma ci sono ancora molte persone intrappolate nelle loro case. Dicono che arriverà ancora molta pioggia oggi e domani”.

Oltre una settimana dopo l’iniziale impatto della tempesta, le Nazioni Unite hanno confermato 242 morti in Mozambico, 259 in Zimbabwe e 56 in Malawi. Ma le informazioni emergono lentamente e le comunicazioni con le aree colpite sono molto limitate. Lunedì 18 marzo, il Presidente del Mozambico Filipe Nyusi ha dichiarato che “tutto indica un possibile record di oltre 1.000 morti.

I racconti dei testimoni

Taylor, 62 anni, vive in Mozambico da 10 e lo scorso sabato è rimasto bloccato sull’autostrada che da Beira porta in Zimbabwe quando l’acqua ha raggiunto un metro di altezza, bloccando la strada. Alle 3 del mattino di lunedì 18 marzo, ha abbandonato la sua auto e si è unito ai flussi di persone che si muovevano nell’acqua scura lungo l’autostrada. Nel buio, poteva sentire le persone “singhiozzare e piangere” e alle luci dell’alba tutto è diventato tristemente più chiaro con la “terribile vista” che si è ritrovato davanti. “I corpi morti erano stati portati a galla e la corrente dell’acqua aveva portato i corpi sulla strada”, ha raccontato, aggiungendo che l’odore dei cadaveri e del bestiame era evidente.

Centinaia di altre persone stavano cercando di compiere la difficile camminata di 7 ore dal villaggio di Lamego (a circa 90km da Beira) a Nhamatanda. Nei posti in cui la corrente era molto forte, circa 50 persone si sono prese per mano per creare una catena umana, ha raccontato Taylor. “Sono alto 1,87m ma la forza dell’acqua al livello delle ginocchia era potente. Dovevi fare attenzione e concentrarti su dove mettevi i piedi”, ha aggiunto. Taylor ha raccontato di aver visto una donna anziana trasportare il marito sulla sua schiena.

Sulla strada fuori Beira, ha dichiarato che “l’intera area, per quanto potessi vedere, era un lago alluvionale”, aggiungendo che gruppi fino a 10 persone si erano arrampicati sugli alberi di eucalipto, acagiù e mango in attesa di essere salvate. Ma ha anche visto persone tornare verso la zona allagata: “Dicevano che non riuscivano a trovare le loro famiglie e che non sarebbero andati via finché non lo avessero fatto”.

Scene apocalittiche

Il ciclone Idai ha toccato terra in Mozambico il 14 marzo con venti di 177km/h. Non è stata la tempesta più forte ad aver colpito il Mozambico, ma l’area recentemente era già stata colpita da forti piogge. Dopo essere rimasto al largo per alcuni giorni, acquistando intensità, il ciclone ha scaricato un’enorme quantità di acqua su Beira, città di 500.000 abitanti, distruggendo il 90% dell’area, secondo le agenzie umanitarie. Una settimana dopo, migliaia di persone sono ancora disperse tra Mozambico, Malawi e Zimbabwe. Altri milioni hanno un disperato bisogno di cibo e servizi di base.

L’Alto Commissario per il Mozambico nel Regno Unito, Filipe Chidumo, ha dichiarato che il Paese ha bisogno di “un grande sforzo da parte del governo del Mozambico, così come della comunità internazionale” per contribuire a soccorrere le persone isolate e fornire cibo, servizi igienico-sanitari e acqua per le persone a rischio. “Questa è una grande tragedia di proporzioni bibliche”, ha detto, aggiungendo che è necessario un grande lavoro, incluso il ripristino dell’elettricità, dell’acqua e dei servizi igienico-sanitari per prevenire l’emergere di malattie portate dall’acqua, così come i lavori alle infrastrutture pubbliche.

Dopo aver colpito il Mozambico, il ciclone Idai ha devastato anche lo Zimbabwe, uccidendo molte persone nel sonno. Il marito 83enne di una residente di Chimanimani è stato sepolto vivo quando la stanza da letto è crollata loro addosso. “Stavamo dormendo intorno alle 22 e stava piovendo. Ha continuato a piovere fin quando le rocce che scivolavano giù dalla collina hanno iniziato a colpire la nostra casa. Le pietre con cui avevamo costruito la nostra casa ci sono crollate addosso e io ho urlato “Sto morendo!”. La terra mi ha riempito la bocca, il naso e le orecchie. L’acqua ha riempito la casa quasi fino al livello del mio collo. Ho iniziato a scuotere il corpo di mio marito ma invano. Era già morto”, è il terribile racconto della donna di 59 anni.

Un’altra famiglia vicina ha abbandonato le ricerche del figlio di 16 anni, che sospettano possa essere rimasto sepolto sotto il fango. Un altro residente ha dichiarato: “Voglio un riparo, non ne ho. Non ho coperte, né pentole. I piatti, il divano, è tutto distrutto. Non so se sopravvivrò.

Gli sforzi per aiutare coloro che sono stati colpiti dal ciclone sono in corso in Zimbabwe. Il governo sta consegnando cibo tramite elicotteri in alcune aree in cui le persone sono isolate. Il Presidente Emmerson Mnangagwa ha dichiarato due giorni di lutto nazionale il 23 e 24 marzo.

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