I tornado in Italia nel terzo millennio: da Arcore 2001 a Roma 2016, quindici anni di paura, morte e distruzione

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  • Il tornado dell'8 luglio 2015 sulla Riviera del Brenta
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I tornado in Italia ci sono sempre stati e hanno colpito in modo frequente varie località del nostro Paese nella sua storia millenaria. Non sono affatto fenomeni “anomali” o “anormali” per la Natura e per il Clima Mediterraneo; addirittura l’Italia ha il triste primato del tornado più distruttivo d’Europa, quello dell’8 dicembre 1851 nella Sicilia occidentale. Il turbine d’aria colpì in modo violentissimo Marsala e il suo porto, uccidendo oltre 500 persone. Mai un tornado in Europa ha provocato così tante vittime. Ma la storia antica e recente dell’Italia è zeppa di fenomeni analoghi, devastanti e distruttivi. Il 23 luglio 1910 in Brianza un altro violento tornado provocava 60 vittime, il 24 luglio 1930 a Volpago del Montello si verificava uno dei tornado più violenti di sempre al mondo con venti fino a 500km/h (categoria F5 sulla Scala Fujita), provocando 23 vittime. Ancora in pianura Padana altri eventi distruttivi, tutti con morti, il 16 giugno 1957 nell’oltrepò pavese e il 4 luglio 1965 tra Parma e Piacenza, poi il tornado di Catania il 31 ottobre 1968 (due morti e oltre 100 feriti), quello drammatico dell’11 settembre 1970 a Venezia (36 vittime, oltre 500 feriti).

Ovviamente anche nel terzo millennio non sono mancati i fenomeni estremi, in tutto il Paese. Negli ultimi 15 anni abbiamo avuto tanti fenomeni distruttivi, con morti e feriti, da Nord a Sud. Nella mappa a corredo dell’articolo abbiamo evidenziato in nero quelli degli ultimi mesi, tutti del 2016: dai due tornado di ieri a Roma (Ladispoli e Cesano) fino a quello di Sottomarina di Chioggia il 4 giugno, passando per Frattaminore (7 ottobre) e San Vito Chietino (6 agosto). In realtà ci sono stati molti altri tornado negli ultimi mesi, in Calabria, Sicilia, a Capri e Ischia, a Marina di Pisa. Ma quelli sopra citati sono stati i più distruttivi.

Tornando indietro negli scorsi anni troviamo numerosi fenomeni devastanti: quello, disastroso, dell’8 luglio 2015 sulla Riviera del Brenta, capace di abbattere costruzioni in cemento armato. Quello del 5 novembre 2014 ad Acireale, dove alcune case furono letteralmente scoperchiate. Sempre nel 2014, il 13 ottobre s’era verificato un altro tornado distruttivo nel Polesine a Melara. Non si può dimenticare anche l’evento del 30 aprile 2014 a Modena e Castelfranco Emilia. Poi arriviamo al 2012, l’anno terribile per gli eventi di Taranto (28 novembre) e Venezia (12 giugno). Continuando ad andare indietro arriviamo a Catania (14 dicembre 2009), Scicli (12 novembre 2004) e Arcore (7 luglio 2001).

Da non dimenticare anche il tornado del 15 giugno 2007 a Mestre, sempre lì in Veneto nell’alto Adriatico, nella zona a più alto rischio d’Italia: provocò decine di feriti all’Heineken Jammin Festival.

Una particolarità degli ultimi violenti tornado, è che hanno provocato – quasi come se fosse una regola – una vittima ciascuno (oltre a decine di feriti e distruzione nelle zone colpite). Un morto ieri a Ladispoli e un morto ieri a Cesano, ma anche un morto un anno fa nella Riviera del Brenta, un morto a Taranto nel 2012, un morto a Catania nel 2009.

Con il miglioramento delle tecnologie e tecniche previsionali, questi fenomeni sono sempre più conosciuti e anche prevedibili nel nostro Paese; aumenta inoltre la consapevolezza del rischio nella popolazione, seppur con ancora molte pecche di prevenzione che – come per i terremoti – è l’unica strada da seguire per fronteggiare al meglio eventi così devastanti per la vita quotidiana degli esseri umani, ma assolutamente normali per la natura di un pianeta vivo e attivo come la Terra che ci ospita.

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