Un anno fa il crollo di Ponte Morandi: Genova si ferma per le commemorazioni [GALLERY]

Genova, primo anniversario del crollo del Ponte Morandi: alle 11:36 tutta la città si fermerà per un minuto di silenzio mentre le campane suoneranno a lutto
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Genova si ferma nel primo anniversario del crollo del Ponte Morandi.
La cerimonia si svolgerà davanti alla futura pila 9 del nuovo Ponte, non ancora completata. Verranno installati anche due maxischermi in via 30 giugno.
Alle 10 si terrà la messa celebrata dall’arcivescovo di Genova e presidente dei vescovi europei Angelo Bagnasco. Seguirà la cerimonia istituzionale: prevista la presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, del presidente del Consiglio Giuseppe Conte, dei vicepremier Matteo Salvini e Luigi Di Maio, del ministro dei Trasporti Danilo Toninelli e dei Beni culturali Alberto Bonisoli.

Alle 11:36, il momento del crollo, tutta la città si fermerà per un minuto di silenzio mentre le campane della diocesi suoneranno a lutto.

Si è concluso lunedì 12, a soli due giorni dall’anniversario del crollo che causò 43 vittime, l’abbattimento delle ultime parti rimaste ancora in piedi del Ponte Morandi. La pila 2 è stata l’ultima a essere buttata giù, e ora, a parte le macerie, non c’è più traccia del viadotto che per 50 anni ha caratterizzato il panorama del capoluogo ligure. Nel frattempo vanno avanti le operazioni di costruzione del nuovo “Ponte per Genova”.
La prima pila si sta già elevando e prende forma il progetto di Renzo Piano, scelto per dare un nuovo viadotto sul Polcevera ai genovesi e farli uscire prima possibile dai disagi causati alla città prima dal crollo e poi dall’assenza di un collegamento vitale, anche per i traffici del porto.

“La tragedia, forse, si sarebbe potuta evitare”

ponte morandi genova
Tano Pecoraro/LaPresse

In occasione del primo anniversario dal crollo del ponte Morandi di Genova, il 14 agosto dello scorso anno, in cui persero la vita 43 persone, c’è un’importante novità che arriva da uno studio del Jet Propulsion Laboratory di Pasadena. Nel dossier si dimostra come la struttura abbia iniziato a deformarsi quattro anni prima del cedimento e che negli ultimi mesi prima del crollo le deformazioni siano aumentate. Una causa che sarebbe innanzitutto geologica e poi strutturale. “Lo studio, al quale ha partecipato anche un geologo italiano del ministero dell’Ambiente pone il dubbio che la tragedia, forse, si sarebbe potuta evitare” afferma Domenico Angelone, tesoriere del Consiglio Nazionale dei Geologi.
Alla luce del documento si evidenzia come il ruolo del geologo – dichiara Angelone – sia fondamentale nell’analisi delle condizioni geologiche e geomorfologiche delle aree destinate ad ospitare opere infrastrutturali, come nel caso del ponte Morandi di Genova. Un terreno morfologicamente fragile dal momento che, tra il marzo 2017 e agosto 2018, aveva già subito delle deformazioni strutturali per motivazioni legate al sottosuolo, in particolare sotto alla pila che poi è crollata, la numero 9. Oggi è possibile sapere che la struttura del viadotto fosse fragile, ma non si può dire con certezza se il disastro si sarebbe potuto evitare. Sicuramente il lavoro del geologo sarebbe stato cruciale in precedenza – e non soltanto dopo il cedimento – al fine di verificare le condizioni morfologiche del terreno sul quale poggiava il viadotto” conclude il geologo molisano.
Dello stesso parere anche Francesco Peduto, Presidente del Consiglio Nazionale dei Geologi che sottolinea la crucialità del lavoro del geologo. “Già in passato abbiamo evidenziato che circa il 90 per cento delle problematiche legate alle infrastrutture italiane sono determinate non da fattori strutturali, ma da criticità idrogeologiche, come ad esempio il crollo del ponte sul Rio Santa Lucia tra Cagliari e Capoterra” spiega Peduto che critica anche l’iniziativa dello scorso anno avanzata dal ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli di reclutare solo ingegneri per controllare e verificare lo stato delle infrastrutture del Paese. “Un’iniziativa che poteva essere encomiabile – dice il Presidente CNG – ma l’unica figura del professionista ingegnere non può essere esaustiva per la verifica della sicurezza delle opere pubbliche. In tal senso andrebbe conferita maggiore importanza al ruolo del geologo per attuare, in maniera compiuta ed efficace, azioni volte alla mitigazione dei rischi ambientali in tutte le fasi legate al settore della costruzione comprese quelle della corretta manutenzione” conclude Peduto.

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