Sila da cartolina: il gelido fascino del misterioso lago Ampollino [GALLERY]

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Di Gianluca Congi – Centouno anni fa, iniziarono i lavori per la realizzazione dello sbarramento del lago Ampollino, il più antico bacino artificiale della Sila. Undici anni dopo, il 27 luglio 1927, Re Vittorio Emanuele III inaugurò finalmente la grande opera nata per scopi idroelettrici. Il lago Ampollino è incastonato tra dolci montagne ammantate da estese foreste di Pino laricio calabrese; questo bacino è ben inserito nel contesto paesaggistico a tal punto da ingannare anche il più attento dei visitatori. L’Ampollino è certamente uno dei posti più belli ma anche più misteriosi dell’intero altipiano silano. Sulle odierne rive, diversi anni addietro furono rinvenuti i resti di un importante insediamento risalente all’antica età del bronzo (2000-1800 a.C.) Nel 1955, sul Timparello dei Ladri, un suggestivo promontorio affacciato sul lago, furono scoperti i reperti bronzei, oggi custoditi presso il Museo Nazionale della Magna Grecia di Reggio Calabria. Tra asce e pugnali, all’ombra di vetusti e rugosi pini larici, quasi 4.000 anni fa, i nostri antenati popolavano quella che doveva per forza essere un’amena e spettacolare valle, solcata dal fiume che ha poi dato origine all’odierno invaso. Altre rare e preziose testimonianze risalirebbero all’età imperiale della Roma antica. Questi posti, in epoca molto più recente, sono stati teatro perfino di una storia al quanto bizzarra. Nell’estate del 2005, si narra che nelle acque dell’Ampollino fu avvistata una strana creatura; per un’intera estate, molti curiosi e turisti furono attratti dall’idea di poter scrutare e immortalare il nostrano “mostro di Loch Ness”, di cui a oggi non è mai pervenuta alcuna testimonianza foto-video. La singolarità dell’evento, verosimilmente, potrebbe portarci nel lontano 1868, quando, sul numero di giugno di “Emporio pittoresco”, una rivista milanese, apparve il racconto del giovane Iginio Ugo Tarchetti, dal titolo “il lago delle tre lamprede”. In quel racconto, era narrato il mistero di un lago della Sila abitato da tre lamprede, creature nelle quali si erano reincarnate le anime di altrettanti monaci perversi. Sessant’anni più tardi, guarda caso, in quei posti fu realizzato l’odierno invaso. Leggende, favole o suggestioni, il lago Ampollino oggi è un angolo di paradiso naturale, nel Parco Nazionale della Sila, dove la pace regna incontrastata specie nella stagione invernale, quando i suoni sono smorzati dalla neve e il vento gelido soffia lungo le ampie e ondulate valli; al chiaro di luna non è nemmeno difficile ascoltare l’ululato del Lupo, vero e incontrastato padrone di questi ameni luoghi. Stamane il lago Ampollino, situato tra i comuni di San Giovanni in Fiore, Aprigliano, Cotronei e Taverna, nelle province di Cosenza, Crotone e Catanzaro si presentava semplicemente come un posto da favola! Sotto un terso e azzurro cielo la spessa coltre di neve già caduta nelle settimane scorse, con la cima del Montenero (1881 mt), a far da Cicerone sull’ampia valle dalle acque completamente ghiacciate. Un concreto spettacolo della natura oltre la fantasia, pur se in quel posto, a dirla tutta, un alone di mistero pervade sempre chiunque vi si trovi a passare, sarà solo l’immortale fascino della Sila, che da milioni di anni governa gli animi delle genti di quaggiù?

Gianluca Congi © – www.gianlucacongi.it  

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