Roma, quando le aree soggette a esondazione restano libere dal cemento: l’esempio del Parco dell’Aniene [FOTO]

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parco_aniene_feb14 (1)Il primo febbraio scorso, a seguito di abbondanti precipitazioni cadute su tutto il Lazio, il Tevere e i corsi d’acqua minori della zona di Roma, suoi affluenti, sono andati in piena. A Roma nord sono esondate le marrane, creando allagamenti nelle abitazioni a Labaro e Prima Porta, mentre alla foce del Tevere, a Fiumicino, andavano sott’acqua i quartieri dell’Isola Sacra.

Anche l’Aniene, il secondo fiume romano, ha visto incrementare fortemente la sua portata in quei giorni, superando i 6 metri di altezza idrometrica presso Ponte Mammolo (in estate il livello è di circa 1 m). Per fortuna è stato scongiurato il rischio di esondazione in zone abitate, come accaduto invece nel dicembre 2008. Il fiume è esondato sì, ma in zone golenali dove il cemento ha lasciato spazio alla natura. Un caso davvero raro nelle nostre città, e che è tutto merito dell’azione caparbia e coraggiosa di gruppi di cittadini che, negli anni ’80-’90, fecero di tutto per preservare spazi di verde nella periferia romana, e che hanno continuato a fare da sentinelle contro la cementificazione negli anni 2000.

In particolare stiamo parlando della zona nord-est della città, fra il quartiere Montesacro e Casal de’Pazzi. Qui, quella che oggi è nota come Riserva Naturale della Valle dell’Aniene, doveva diventare nell’irresponsabile (ma interessata) idea degli amministratori di allora, uno spazio di cemento in più. In particolare una tangenziale avrebbe attraversato il fiume Aniene invadendo quello che oggi è un bellissimo parco usufruibile dai cittadini, per collegare l’autostrada A1 con la tangenziale est.

ponte_nomentano_anieneQuell’area, situata lungo l’Aniene (che proprio lì forma dei bellissimi meandri), a meno di un chilometro dallo storico Ponte Nomentano, è stata salvata dal cemento ed è oggi area regionale protetta. Ancora adesso si possono vedere i tombini già pronti, sopra i quali sarebbero state costruite le strade. Sono per fortuna solo piccoli elementi abbandonati sparsi in un’area naturale piena di alberi (molti dei quali piantati recentemente), prati in cui pascolano anche le pecore, sentieri percorribili da corridori e ciclisti. Insomma, un parco naturale dove poter respirare lontani dal traffico e dal rumore.

Nei giorni della piena, in particolar modo nella notte fra il 31 gennaio e il primo febbraio scorsi, quella zona è stata allagata dall’Aniene. Un fenomeno del tutto naturale, che si ripete abbastanza frequentemente (si ricordano in particolare le inondazioni del 2008, del 2010 e del 2011) e che non ha causato danni perché quei terreni sono rimasti liberi dal cemento. Proprio quello che dovrebbe accadere in migliaia di altre zone d’Italia, dove invece la smania di cementificare non ha avuto freno, sia per gli interessi intrecciati di costruttori e politici locali, sia per il colpevole individualismo di molti cittadini, a volte distrattamente interessati.

DSC_0114Gli abitanti di Montesacro attratti dallo straripamento dell’Aniene del 1° febbraio hanno potuto osservare invece cosa accade quando un fiume esonda in aree non costruite: semplicemente uno spettacolo della natura, affascinante e senza drammi. I prati diventano piscine, i gabbiani e altri uccelli galleggiano lì dove nelle giornate di Sole qualcuno si stende per godersi il bel tempo. Tutto qui. Nessun danno economico, nessun dramma per persone che perdono tutto, nessuna vita a rischio.

Eppure si tratta di un caso davvero raro. E non si può non sottolineare che se quell’area verde è rimasta tale, è per la lotta di comitati di cittadini (gli stessi oggi riuniti nella ONLUS Insieme per l’Aniene), che a suo tempo erano visti come “disturbatori”. Di storie del genere ce ne sono tante a Roma. Sono tanti gli spazi di verde strappati al cemento da lotte locali, diventati oggi parchi cittadini (sempre a Roma nordest è famoso il caso del Parco delle Valli, e quello di Aguzzano). Nel caso del Parco dell’Aniene balza agli occhi ancor di più la loro utilità per il duplice vantaggio raggiunto: avere più polmoni verdi, e meno aree dove alla prima piena si verifichino danni a persone e cose per la presenza di edifici.

Qui sotto, le foto dell’esondazione dell’Aniene nel Parco, il primo febbraio 2014.  A questo link, le foto delle piene degli scorsi anni.

 

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