Esiste davvero il “Pianeta Nove”? Nuove prove confermano l’esistenza del misterioso oggetto

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Solo due mesi fa Mike Brown (Caltech, California Institute of Technology) l’astronomo che aveva guidato il gruppo di ricercatori che ha “retrocesso” Plutone da pianeta a pianeta-nano, aveva reso noto che al di là di Nettuno potrebbe esistere un pianeta gigantesco con una massa 10 volte superiore a quella della Terra. Il corpo celeste (gassoso, simile a Urano o Nettuno,) è stato soprannominato “Pianeta Nove” (“Planet Nine” o “Planet X”) e si troverebbe così lontano dal Sole che impiegherebbe tra 10.000 e 20.000 anni per compiere una rivoluzione completa.

Recentemente Brown ha confermato che un oggetto (“uo3L91”) da poco scoperto nella fascia di Kuiper (un KBO, Kuiper Belt Object: si ricordi che la Fascia di Kuiper è una regione del Sistema Solare che si estende dall’orbita di Nettuno fino a 50 UA dal Sole) si comporta in modo tale da poter essere considerato il famigerato “Planet Nine”. E’ stato scoperto grazie all’Outer Solar System Origins Survey (OSSOS, il Canada-France-Hawaii Telescope) da Michele Bannister (University of Victoria): l’orbita del settimo oggetto fa localizzare il “Planet Nine” a 149 miliardi di chilometri dal Sole (20 volte la distanza Sole-Nettuno, 75 volte più distante di Plutone), una distanza che in qualche modo conferma l’ipotesi di Brown.

pianeta nove 01La questione però rimane aperta, senza conferme dirette o schiaccianti: nonostante le sue dimensioni, a quella distanza giunge pochissima luce solare e il pianeta ne riflette ancor meno. E’ difficile (o impossibile), anche per i più potenti telescopi ottici rilevarne la presenza. Inoltre la sua orbita è lunghissima e quindi è ancor più complesso inquadrare l’esatta area di cielo dove si trova in quella fase. Ecco perché è necessario basarsi su calcoli e raccolte di dati per suffragare l’ipotesi. Giovanni Valsecchi dell’Istituto di Astrofisica e Planetologia Spaziale dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (Iaps-Inaf) spiega: “L’ipotesi del nono pianeta si basa su un numero esiguo di corpi celesti, sei o sette, di cui conosciamo poco: ricostruire la loro orbita con i dati che abbiamo oggi comporta un enorme margine di errore“. Per risolvere il mistero “bisognerebbe osservare direttamente il nono pianeta ma è come cercare un ago nel pagliaio: lento nel movimento e poco luminoso, si potrebbe confondere in mezzo ad un miliardo di stelle“.

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