Terremoto Friuli, Mattarella: oggi “si ricordano le vittime e si esprime riconoscenza ai soccorritori”

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E’ un giorno di commozione in cui ricordiamo le vittime, il grande dolore. Non si può cancellare il ricordo delle distruzioni e devastazioni del terremoto“: lo ha affermato il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel discorso di saluto a Venzone, comune in provincia di Udine, uno dei tanti rasi al suolo dal terremoto del 6 maggio 1976 in Friuli. “E’ un giorno in cui si esprime riconoscenza ai soccorritori. Ne sono qui alcuni – ha proseguito Mattarella – e vi sono quelli che oggi continuano il loro lavoro nell’esercito, nei Vigili del fuoco, tra i volontari. Vanno ringraziati e vanno ringraziati tutti i friulani che si sono impegnati con determinazione, coraggio, con grande dignità nella ricostruzione“. “In quei giorni e nei successivi mesi – ha ricordato il presidente della Repubblica – a tutta Italia è stato chiaro che la determinazione, la capacità di affrontare in maniera concreta e seria i gravi problemi della ricostruzione, messi anche a rischio dal secondo terremoto, sono stati frutto della cultura e della mentalità dei friulani. E’ stata una grande testimonianza“. “Certo – ha detto ancora Mattarella – intorno ai friulani si sono stretti tutti gli italiani, tanti da tanti paesi stranieri, anche perché in tanti paesi vi è una presenza di friulani“.

Terremoto 1928 FriuliRilevante è stata la presenza dello Stato, rappresentata dall’allora commissario Giuseppe Zamberletti, ma risolutivo e fondamentale è stato il contributo dei friulani “come cittadini, comuni e regione, con un impegno che ha consentito di riportare poi Venzone come Gemona, come tutti i comuni colpiti, nelle condizioni in cui si trovavano prima“. Mattarella ha sottolineato la “grande opera di ricostruzione” che venne realizzata. “La mia presenza qui si ricollega alla vicinanza che allora lo Stato ha assicurato ai governi ma vuole esprimere soprattutto l’apprezzamento, l’ammirazione e la riconoscenza – ha concluso – a tutto il paese per quello che è stato fatto“.

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