Troppo contagi Hiv tra giovani: “Scoperto il rapporto tra virus e genoma”

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Quello dei nuovi contagi è un problema che diventa, giorno dopo giorno, sempre più grave – dichiara il Prof. Andrea Gori, Direttore Malattie Infettive al San Gerardo di Monza, Università Milano-Bicocca e uno dei tre presidenti di Icar 2016 – Negli ultimi 4-5 anni c’è stato un incremento di infezioni tra i giovani, soprattutto nella fascia d’età 25-30 anni. Inizia, però, anche un fenomeno parallelo di diffusione del virus nella popolazione eterosessuale: se però i gruppi LGBTQ sono tendenzialmente informati, e si espongono al rischio nonostante la consapevolezza del rischio, i secondi no, e ignorano completamente il problema“.

IL CONGRESSO – Se n’è parlato nel corso dell’ottava edizione di ICAR (Italian Conference of AIDS and Antiviral Research), che si conclude oggi a Milano, presso l’Università Milano Bicocca. Il congresso è presieduto dai professori Andrea Gori, (Monza), Adriano Lazzarin, (Milano), e Franco Maggiolo, (Bergamo): oltre 150 gli scienziati e i ricercatori presenti, dall’Italia e dall’estero, e mille gli specialisti presenti. L’obiettivo, in continuità con la tradizione delle passate edizioni, sarà quello di presentare e discutere le novità in tema di prevenzione, diagnosi e cura delle principali infezioni virali. ICAR (Italian Conference on Antiviral Research) è organizzata sotto l’egida della SIMIT, Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali,

I GIOVANI E IL SESSO – Cambia l’approccio al sesso nella fascia più giovane: se prima erano soprattutto gli omosessuali a venire additati per la loro maggiore promiscuità, ora questa tendenza coinvolge anche gli etero, e questo potrebbe minacciare nell’arco di pochi anni un’esplosione di nuovi casi per tutte quelle infezioni che, fino a un paio di anni fa, si ritenevano in parte sconfitte, in primis l’AIDS. La causa principale (intorno al 90%) rimane sempre la stessa: la mancanza del preservativo, tanto nei rapporti etero quanto in quelli omosex. Se nella comunità gay si riscontra una maggiore conoscenza della trasmissione della malattia, tra gli eterosessuali è ampia la fetta di inconsapevoli.

I PREMI “CROI” PER LA RICERCA – L’impegno dei giovani ricercatori è ampiamente riconosciuto da ICAR, sempre attenta al progresso delle conoscenze. Gli ICAR Awards sono stati assegnati come da tradizione ai migliori contributi, selezionati per qualità, originalità e rilevanza scientifica, dei ricercatori italiani che hanno meritato di presentare i propri lavori al Congresso CROI di Boston.. I risultati dei lavori migliori nella sintesi del Prof. Andrea Gori:

IL RAPPORTO TRA GENOMA E VIRUS HIV – “Quello di Francesco Simonetti – spiega il prof. Gori – è un bellissimo lavoro sulla rivoluzione genetica del virus e sui siti di integrazione del virus all’interno del genoma umano. Lo studio analizza come il virus si integra nel genoma, e sfrutti alcuni geni per diffondersi e persistere. Questo studio, i cui risvolti nel futuro sono estremamente importanti, aiuta a comprendere il meccanismo con cui questi virus si instaurino e, magari, impedirne la proliferazione“.

Questo studio, condotto presso il National Cancer Institute, si basa sulla recente evidenza che la maggior parte delle cellule infettate da HIV va incontro a proliferazione. Originando una progenie di cellule tutte uguali (da qui il nome di “espansione clonale”), anche il virus integrato nel genoma della cellula può così persistere nel tempo, anche dopo anni di terapia antiretrovirale efficace. La distribuzione dei siti di integrazione di HIV nel DNA umano è in gran parte casuale. Tuttavia, geni particolari, spesso legati al ciclo cellulare e importanti nella genesi di alcuni tumori, conferiscono un vantaggio di sopravvivenza alle cellule infette e così anche al virus. I dati presentati all’ultima edizione del CROI riguardano proprio i virus integrati in questi geni “speciali”.

Tutti i virus studiati – spiega l’autore dello studio Francesco Simonettierano chiaramente non più funzionanti, a causa di numerose mutazioni o all’assenza di geni fondamentali, fenomeno estremamente frequente nei virus integrati. Al contrario però, una regione chiamata “LTR”, che regola l’espressione del virus, risultava sempre intatta e capace di alterare l’espressione del gene in cui HIV si trova integrato, modificando così alcune proprietà della cellula infettata, come la capacità di proliferare o di sopravvivere nel tempo. Lo studio di questi cloni è fondamentale, in quanto questi possono contenere anche dei virus intatti, rappresentando uno dei veri ostacoli al controllo o alla cura dell’infezione da HIV. Strategie terapeutiche future dovranno infatti prevenire, od ostacolare l’espansione clonale delle cellule che costituiscono il serbatoio dell’HIV“.

Alcuni studi come quello presentato da Claudia Altieri che evidenzia nuove e alternative le possibilità di contagio, sono stati estremamente apprezzati durante il CROI e in USA se ne è molto parlato. Allo stesso modo le ricerche di Francesco Simonetti, di Michela Masetti, Irma Saulle, Nicola Cotugno e Ivan Schietroma sono state apprezzate per la novità nell’evidenziare nuovi aspetti patogenetici importanti nella definizione dei reservoir e dei meccanismi di non risposta alla terapia o ai vaccini. Sempre in ambito HIV gli studi di Andrea Calcagno, Marco Merli e Andrea Bonito hanno sottolineato come la TDM sia orai entrata nella pratica clinica dell’infettivologo. Importanti gli approfondimenti clinici di Cristina Rovelli nell’ambito della patologia tumorale in HIV e di Carmen Pinnetti e Nicoletta Ciccarelli per la capacità di definizione del danno a livello del SNC. In ambito strettamente clinico Alessandro D’Avino ha presentato dati incoraggianti a supporto della reale possibilità di semplificazione della terapia antiretrovirale, un obiettivo importante per la gestione dei pazienti HIV nel prossimo futuro.

Per quanto riguarda l’infezione da HCV, come detto, moltissime le novità. L’avvento dei DAA ha rivoluzionato il mondo della ricerca scientifica e i lavori dei giovani ricercatori italiani sono stati estremamente apprezzati. In ambito clinico significativa la ricerca condotta da Paolo Pavone che ha evidenziato la connessione tra risposta alla terapia anti-HCV e recupero del controllo glicemico nei pazienti HCV/diabetici. I lavori di Maddalena Cerrone e Caterina Sagnelli hanno invece sottolineato il ruolo dell’immunità innata e hanno evidenziato come le nuove tecniche di biologia molecolare possano apportare nuovi contributi nella comprensione dei meccanismi legati alla progressione della malattia HCV in pazienti coinfetti HIV/HCV. Anche in ambito virologico novità importanti portare da Valentina Svicher inerenti il ruolo giocato da HBV nello sviluppo di tumori primitivi a carico del fegato. Significativo quindi e a tutto tondo l’impegno e la presenza della ricerca italiana allo scorso CROI. I lavori premiati hanno creato un ampio dibattito e testimoniano ancora una volta come i giovani ricercatori italiani abbiano le capacità di imporsi in ambito internazionale“.

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