Giove attende l’arrivo di Juno: ecco cosa accadrà nel dettaglio il 4 luglio

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La missione Juno della NASA, lanciata circa 5 anni fa, presto raggiungerà la sua destinazione finale: il pianeta più grande del sistema solare, Giove. Nel dettaglio, intorno alle 6 del mattino del 5 luglio ora italiana (in linea di massima la sera del 4 luglio negli USA) la sonda completerà un “burn” del motore principale, manovra che la inserirà nell’orbita del gigante gassoso. Durante la fase di inserimento (chiamata JOI, Juno’s Orbit-Insertion) Juno effettuerà una serie di operazioni in preparazione del “burn” (spinta) che la guiderà in orbita:

  • alle 03:16 ora italiana Juno inizierà a orientarsi non più verso il Sole ma in traiettoria verso l’orbita, 72 minuti dopo farà una veloce deviazione;
  • alle 04:41 Juno attiverà l’antenna a basso guadagno e procederà ad aggiustamenti vari. Ventidue minuti prima del “burn”, alle 04:56 avverrà la transizione da 2 a 5 giri al minuto (RPM) per potersi stabilizzare per l’inserimento;
  • alle 05:18 inizierà il “burn” di 35 minuti del motore principale: la manovra dovrebbe rallentarla abbastanza da permetterle di essere catturata dalla gravità del pianeta. Dovrebbe avvenire una variazione di velocità di 542 metri al secondo, momento delicato che verrà strettamente monitorato  dal JPL NASA, dai Lockheed Martin Space Systems in Denver, e dal Deep Space Network.

Dopo il “burn”, Juno sarà entrata nell’orbita di Giove, i giri al minuto torneranno da 5 a 2, e tornerà a rivolgersi al Sole, trasmettendo poi la telemetria grazie all’antenna ad alto guadagno.

Inizierà così il “tour” di orbite di 53 giorni, che diventeranno 14 durante il periodo di raccolta dati scientifici primari, che avrà inizio dopo il “burn” finale, il 19 ottobre.

Juno pronta per carpire i segreti di Giove

gioveLanciata il 5 agosto 2011, Juno (JUpiter Near-polar Orbiter) è stata realizzata dal Jet Propulsion Laboratory della Nasa ed ha viaggiato per cinque anni, percorrendo quasi tre miliardi di chilometri. Larga 20 metri e alta 4,5, è il primo veicolo spaziale a energia solare impegnato in una missione così lontana dal Sole e sarà anche il primo a sorvolare i poli di Giove. Negli anni ’70 le sonde Pioneer sono state le prime a passare vicino al pianeta gigante, catturando dettagli della superficie, come macchie, aurore e maree. Tutti questi dettagli ora verranno analizzati ancora più a fondo: saranno impegnati nove strumenti della sonda, il cui cuore scientifico è lo spettrometro italiano Jiram (Jovian InfraRed Auroral Mapper), che catturerà le immagini delle aurore polari e studierà gli strati superiori dell’atmosfera a caccia di metano, vapore acqueo, ammoniaca e fosfina: è stato realizzato da Leonardo-Finmeccanica a Capi Bisenzio (Firenze) sotto la responsabilità scientifica dell’Istituto di Astrofisica e Planetologia Spaziali dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (Iaps-Inaf). KaT (Ka-Band Translator), progettato dall’Università Sapienza di Roma e realizzato dalla Thales Alenia Space Italia con il supporto dell’Asi, effettuerà mappature interne. Il sensore d’assetto Autonomous Star Tracker è tutto italiano, in quanto realizzato da Leonardo-Finmeccanica: permetterà a Juno di mantenere la rotta nell’orbita del pianeta. A bordo anche una targa con il ritratto e la firma di Galileo Galilei e il testo che descrive la scoperta dei satelliti natuirali del gigante gassoso. Poi ancora tre statuine che raffigurano Galilei e le antiche divinità Giove e Giunone, realizzate dalla Lego in collaborazione con la NASA.

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