Meningite, Rappuoli: così abbiamo sconfitto il ceppo B

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I batteri che scatenano la meningite sono almeno sei e quello che preoccupa di più, in Italia, è il meningococco B del quale esiste dal 2013 un vaccino messo a punto da Rino Rappuoli, oggi responsabile globale della ricerca per la GalaxoSmithKline. “La meningite – spiega in un’intervista a La Verità – solo un secolo fa era molto comune e la mortalità sfiorava l’80%. Poi, negli anni ’30, grazie ai primi antibiotici, scese al 30%. Negli anni ’70, ’80, ’90, con la scoperta dei vaccini contro i sierotipi A, C, Y e W135, i decessi si sono ulteriormente ridotti. Ma rimaneva il B, che riguarda circa il 50% dei casi di meningite. È vero, è una malattia che va proprio a ondate, ma con una periodicità imprevedibile, di cui nessuno ha ancora capito le dinamiche. Il picco epidemico che si sta sviluppando in Toscana ci rimarrà per una quindicina di anni: è il tempo necessario perché la popolazione diventi immune. Ci tengo a sottolineare quanto sia importate la vaccinazione contro una malattia fulminante come la meningite. Un bambino può giocare a pallone nel pomeriggio, sentirsi male la sera, andare in ospedale durante la notte e la mattina essere morto“. L’esperto spiega come è arrivato al vaccino basandosi sulle ricerche di John Craig Venter, il biologo statunitense che pubblicò la sequenza genomica del batterio Haemophilus influenzae: “Fu una rivoluzione: grazie a queste conoscenze non ci sarebbe stato più bisogno di far crescere dei microbi e poi iniettarli manipolati o attenuati, ma si sarebbe fabbricato il vaccino direttamente, utilizzando le analisi sulle loro informazioni genetiche. Così, alla soluzione del problema siamo arrivati grazie alla collaborazione con Venter. Prima era stato impossibile fermare il meningococco B, perché è un batterio che si mimetizza: in superficie ha uno zucchero identico a un componente del corpo umano, per cui gli anticorpi non si allarmano. L’analisi del genoma, invece, ci ha consentito di trovare il punto debole nelle difese del batterio, cioè quattro proteine che scatenano la reazione del sistema immunitario. Isolando quelle, abbiamo avuto gli antigeni che ci servivano per creare un vaccino efficace“, “al momento è l’unica arma che funziona, può essere somministrato dai 2 mesi ai 50 anni. È una scoperta tutta italiana, richiesta in tutto il mondo“. “Sappiamo che circa il 10% della popolazione ha in gola il meningococco, per sua natura non pericoloso, ma che per motivi sconosciuti può generare ceppi ipervirulenti, come quello presente in Toscana“.

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