Meningite, torna l’incubo in Toscana: muore un bimbo di 22 mesi che doveva fare il vaccino un anno fa

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Torna l’incubo meningite in Toscana. Nella tarda serata di mercoledì all’ospedale pediatrico Meyer di Firenze è morto un bambino di 22 mesi. La diagnosi, confermata dal laboratorio di immunologia dell’ospedale, è stata chiara. Sepsi da meningococco di tipo ‘C’. Il piccolo residente a Porcari nella Lucchesia, come spiega Andrea Capello di LaPresse, è giunto nella struttura ospedaliera a bordo di un’ambulanza in condizioni già disperate. I medici hanno tentato a lungo di rianimarlo ma senza esito. A quanto risulta il bambino non era stato vaccinato. A tal riguardo nello stesso giorno l’assessore al diritto alla salute della regione Toscana, Stefania Saccardi, aveva annunciato le nuove misure messe in atto per contrastare la diffusione del meningococco C. Tra queste, la delibera che modifica il calendario vaccinale, portando a tre le dosi di vaccino per i bambini: la prima fra il 13esimo e il 15esimo mese, la seconda tra 6 e 9 anni, la terza a 13 anni compiuti.

Dopo questa morte, rinnovo ancora una volta il mio appello e invito i genitori a rispettare il calendario vaccinale e a fare ai loro figli tutte le vaccinazioni necessarie. E anche gli adulti a vaccinarsi contro il meningococco C“, ha commentato. Con la morte del bambino di 22 mesi salgono a 60 i casi di meningite da meningococco C in Toscana dall’inizio del 2015 ad oggi. Nella fattispecie 31 nel 2015 e 29 nel 2016. Nel 2015, i casi di meningite notificati sono stati complessivamente 38: 31 da meningococco C, 6 B, 1 W, 1 non noto. Nel 2016, ad oggi i casi notificati sono 38: 29 di ceppo C, 6 B, 1 W, 1 X, 1 non tipizzabile. Tra questi, non sono compresi i casi di meningite pneumococcica, patologia che non può essere messa in relazione con i casi di meningite di tipo B o C registrati negli ultimi mesi. Nel 2015 sono decedute 7 persone: 6 che avevano contratto il ceppo C e 1 per il ceppo B. Nel 2016 sono decedute 7 persone, tutte per il ceppo C.

Per quanto riguarda le vaccinazioni dall’inizio della campagna straordinaria (fine aprile 2015) al 30 novembre 2016, sono state somministrate in totale 735.865 vaccinazioni: 198.731 nella fascia di età 11-20 anni; 333.369 nella fascia 20-45; 203.765 dai 45 anni in su. Al 30 novembre, risulta che abbia aderito il 77% dei pediatri di famiglia e l’86% dei medici di medicina generale. Per quanto riguarda i nuovi nati (che non rientrano nella campagna straordinaria di vaccinazione), a 24 mesi di età (quindi nati nel 2013) risulta una copertura del 91%.

IL BIMBO DECEDUTO ERA STATO CHIAMATO PER IL VACCINO UN ANNO FA.

Avrebbe dovuto essere vaccinato circa un anno fa, quando aveva 12 mesi, il bimbo morto per meningite da meningococco C all’ospedale Meyer di Firenze. E per questo “era stato chiamato e richiamato dalla Asl. Se fosse stato vaccinato avrebbe avuto più anticorpi per combattere l’infezione e, probabilmente, le cose potevano andare diversamente“, spiega all’AdnKronos Salute Chiara Azzari, responsabile del Centro di immunologia pediatrica dell’ospedale fiorentino. “Non ho informazioni – continua il medico – sul perché il bambino, alla fine, non sia stato vaccinato. Ma nei casi che abbiamo avuto i bambini vaccinati che hanno contratto il virus, con una carica virale simile allo sfortunato bimbo, ce l’hanno fatta. Abbiamo avuto un solo decesso tra i vaccinati: un ragazzo di 13 anni che era stato immunizzato molti anni prima e non aveva fatto il richiamo”, necessario per garantire la presenza di anticorpi. L’esperta ricorda che la copertura vaccinale contro il meningocococo C si attesta al 90% in Toscana. “E’ una buona percentuale – ammette – ma dobbiamo ricordare che l’immunità di gregge (ovvero la protezione che deriva dal fatto che gli altri siano vaccinati e permettono di interrompere la catena di trasmissione, ndr) non basta. Serve che ciascuno si vaccini per avere i propri anticorpi”. E non è una necessità solo per la Toscana, secondo Azzari. “Nella nostra regione c’è un’attenzione elevata negli ospedali e nelle strutture sanitarie. Abbiamo inoltre un sistema molto sofisticato di indagine che consente di dare nome e cognome alle infezioni. Ciò non accade in tutte le altre regioni. Ci sono migliaia di casi di sepsi di cui non si conosce l’agente infettivo. E tante – conclude – sono proprio da meningococco“.

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