Melanoma avanzato: la combinazione di nivolumab e ipilimumab dimostra benefici duraturi di sopravvivenza a quattro anni

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Bristol-Myers Squibb ha annunciato oggi i risultati a quattro anni dello studio clinico di fase III CheckMate -067 – il più lungo follow-up fino ad oggi – che continua a dimostrare un beneficio di sopravvivenza durevole e a lungo termine con la combinazione di nivolumab e ipilimumab in prima linea, rispetto a ipilimumab in monoterapia, in pazienti con melanoma avanzato. Con un follow-up minimo di 48 mesi, i tassi di sopravvivenza globale a 4 anni per la combinazione nivolumab e ipilimumab sono pari al 53%, mentre per la monoterapia di nivolumab e ipilimumab sono pari, rispettivamente, al 46% e 30%. In aggiunta, la percentuale di pazienti che hanno avuto una risposta completa è ulteriormente aumentata, con tassi di risposta completi del 21% per la combinazione di nivolumab e ipilimumab, del 18% per nivolumab in monoterapia e del 5% per ipilimumab in monoterapia.
Inoltre, i risultati di un’analisi sui pazienti vivi a quattro anni, ha mostrato che nel gruppo trattato con la combinazione vi era una percentuale maggiore (71%) di pazienti liberi da trattamento (cioè, che non stavano più effettuando il trattamento in studio e senza terapia sistemica successiva) rispetto ai gruppi in monoterapia (50% per nivolumab e 39% per ipilimumab). Il profilo di sicurezza della combinazione con nivolumab e ipilimumab nello studio CheckMate -067 a quattro anni era in linea con i risultati precedenti, senza nuovi segnali relativi alla sicurezza né decessi correlati al trattamento.
I dati del CheckMate -067 (Presentation # LBA44) sono stati illustrati in una presentazione orale al Congresso della Società Europea di Oncologia Medica (ESMO) in corso a Monaco (Germania), dal 19 al 23 ottobre, con pubblicazione simultanea su The Lancet Oncology.
I risultati dello studio CheckMate -067 a quattro anni, che rappresentano il follow-up più lungo fino ad oggi per i pazienti trattati con la combinazione di nivolumab e ipilimumab, migliorano la nostra comprensione dei potenziali benefici di sopravvivenza a lungo termine della terapia di combinazione, indipendentemente dai livelli di espressione di PD-L1, per combattere questa forma aggressiva di melanoma”, ha detto lo sperimentatore del CheckMate -067, F. Stephen Hodi, M.D., direttore del Melanoma Center presso il Dana-Farber Cancer Institute e ricercatore presso il Ludwig Center di Harvard. “Per quanto è a nostra conoscenza, nessun trattamento disponibile ha dimostrato un tasso di sopravvivenza globale del 53% a quattro anni, in un contesto randomizzato”.
Questi ultimi risultati del CheckMate -067 forniscono un ulteriore supporto al razionale scientifico a lungo termine per la combinazione di nivolumab e ipilimumab nel trattamento del melanoma avanzato”, ha affermato Arvin Yang, M.D., Ph.D., development lead, melanoma and genitourinary cancers, Bristol-Myers Squibb. “Questo studio ci fa compiere un passo in avanti nella nostra missione volta a comprendere come sfruttare al meglio il sistema immunitario per combattere questa forma aggressiva di cancro e a fornire agli operatori sanitari e ai pazienti un’opzione di trattamento duratura e sicura”.

CheckMate -067
CheckMate -067 è uno studio randomizzato in doppio cieco di fase 3 che ha valutato la combinazione di nivolumab e ipilimumab o nivolumab in monoterapia rispetto a ipilimumab in monoterapia in 945 pazienti con melanoma avanzato non trattato in precedenza. I pazienti nel gruppo di associazione (n = 314) hanno ricevuto nivolumab 1 mg/kg più ipilimumab 3 mg/kg (Q3W) per quattro dosi seguite da nivolumab 3 mg/kg ogni due settimane (Q2W). I pazienti nel gruppo nivolumab in monoterapia (n = 316) hanno ricevuto nivolumab 3 mg/kg Q2W più placebo. I pazienti nel gruppo trattato con ipilimumab in monoterapia (n = 315) hanno ricevuto ipilimumab 3 mg/kg ogni tre settimane per quattro dosi più placebo. I pazienti sono stati trattati fino a progressione o a tossicità inaccettabile. Gli endpoint co-primari dello studio sono stati la sopravvivenza globale (OS) e la sopravvivenza libera da progressione (PFS). Gli endpoint secondari hanno incluso i tassi di risposta obiettiva (ORR), l’efficacia del livello di espressione di PD-L1 nel tumore e la sicurezza.
I tassi di risposta obiettiva (ORR) erano in linea con la precedente analisi a tre anni e sono stati del 58% per la combinazione, e, rispettivamente, del 45% del 19% per la monoterapia di nivolumab e ipilimumab; tuttavia, i tassi di miglior risposta obiettiva (best ORR) sono leggermente aumentati con risposte complete rispettivamente del 21%, 18% e 5%. L’hazard ratio (HR) per la sopravvivenza libera da malattia (PFS) per la combinazione rispetto a ipilimumab in monoterapia è stato di 0,42 (intervallo di confidenza al 95% [CI]: 0,35-0,51; p: <0,0001) e per nivolumab in monoterapia rispetto a ipilimumab in monoterapia è stato di 0,53 (IC 95%: 0,44-0,64; p: <0,0001).
Complessivamente, i risultati di sopravvivenza hanno favorito i gruppi contenenti nivolumab rispetto a ipilimumab per tutti i sottogruppi valutati e un’analisi descrittiva ha mostrato, nei sottogruppi, tassi di sopravvivenza migliorati per la combinazione di nivolumab e ipilimumab rispetto a nivolumab in monoterapia. I tassi di sopravvivenza a quattro anni per i pazienti con tumori con mutazione BRAF sono stati del 62% per la combinazione, del 50% per nivolumab e del 33% per ipilimumab, mentre quelli per i pazienti con BRAF wild-type sono stati, rispettivamente, del 49%, 45% e 28%. In una valutazione descrittiva per i pazienti con una mutazione BRAF, la combinazione ha fornito più benefici rispetto a nivolumab in monoterapia con una hazard ratio per PFS di 0,62 (IC 95%: 0,44-0,88) e una hazard ratio per OS di 0,70 (IC 95%: 0,46-1 · 07).
In questa analisi a 4 anni, gli eventi avversi correlati al trattamento sono stati in linea con quelli precedentemente riportati e si sono verificati in 300 (96%) pazienti nel gruppo di associazione, in 270 (86%) pazienti nel gruppo nivolumab e in 268 (86%) pazienti nel gruppo ipilimumab; eventi avversi di grado 3/4 si sono verificati rispettivamente in 185 (59%), 70 (22%) e 86 (28%) pazienti.

Il melanoma metastatico
Il melanoma è una forma di cancro della pelle caratterizzata dalla crescita incontrollata di cellule produttrici di pigmento (melanociti) che si trovano nella pelle. Il melanoma metastatico è la forma più letale della malattia e si manifesta quando il cancro si diffonde oltre la superficie della pelle verso altri organi. L’incidenza del melanoma è aumentata costantemente negli ultimi 30 anni. Globalmente, l’Organizzazione Mondiale della Sanità stima che, entro il 2035, l’incidenza del melanoma raggiungerà 424.102 casi, con 94.308 decessi correlati. Il melanoma è, nella maggior parte dei casi, curabile se trattato negli stadi iniziali.

Nivolumab

Nivolumab è un inibitore del checkpoint immunitario PD-1 che è stato progettato per potenziare il nostro sistema immunitario al fine di ristabilire la risposta immunitaria anti-tumorale. Rinforzando il sistema immunitario contro il cancro, nivolumab è divenuto un’importante opzione di trattamento per molti tipi di tumore.
Il programma globale di sviluppo di nivolumab si basa sulle conoscenze scientifiche di Bristol-Myers Squibb nel campo dell’immuno-oncologia e include un’ampia gamma di studi clinici, in tutte le fasi della sperimentazione, compresa la fase III, in molti tipi di tumori. Ad oggi, nel programma di sviluppo clinico di nivolumab sono stati arruolati più di 25.000 pazienti. Gli studi clinici con nivolumab hanno contribuito ad approfondire le conoscenze sul potenziale ruolo dei biomarcatori nella cura dei pazienti, in particolare nel modo in cui essi possano beneficiare di nivolumab in condizioni che presentano diversi livelli di espressione di PD-L1.
A luglio 2014, nivolumab è stato il primo inibitore del checkpoint immunitario PD-1 al mondo ad aver ottenuto l’approvazione dalle Autorità Regolatorie. Attualmente è approvato in più di 65 Paesi, inclusi gli Stati Uniti, l’Unione Europea, il Giappone e la Cina. A ottobre 2015, la combinazione di nivolumab e ipilimumab è stato il primo regime in campo immuno-oncologico a ricevere l’approvazione dalle Autorità Regolatorie per il trattamento del melanoma metastatico ed è attualmente approvata in più di 50 Paesi, inclusi gli Stati Uniti e l’Unione Europea.

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