Space Renaissance: intervista ad Adriano Autino, tra Space Economy, Space Policy e il caso Battiston

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a cura di Roberto Guerra – Molto clamore in Italia per il Caso Battiston, Presidente dell’ASI (Agenzia Spaziale Italiana) liquidato recentemente… Uno stop per il futuro dell’Italia nello Spazio, tra le poche eccellenze italiane? Adriano Autino, futurologo italiano e fondatore di Space Renaissance, gruppo con rami internazionali, fa il punto sull’ affaire Battiston, più in generale sul ruolo sempre più rilevante di Space Renaissance per la cultura spaziale stessa in Italia e sui lavori in corso nel settore aerospaziale mondiale, nell’era del nascente turismo civile spaziale, della Space Economy e la cosiddetta Space Policy, dopo il celebre Elon Musk e le nuove frontiere della Nasa.

 

D- Adriano, un 2018 in forte progress per Space Renaissance, un convegno a Bologna, un altro in Germania questo ottobre e anche con la Nasa a Houston imminente, un bilancio?

Vero, il 2018 è stato un anno importante per Space Renaissance, frutto del lavoro di preparazione svolto nel 2017. Nel 2017 infatti avevamo lavorato molto, su alcuni temi in particolare, soprattutto per sviluppare il mandato del Secondo Congresso Mondiale di Space Renaissance, svoltosi ad ottobre 2016. Il tema dello sviluppo civile dello spazio, identificato dal congresso come il nostro principale impegno nei quattro anni del mandato congressuale, fino al 2020. Promuovere il cambio di paradigma dall’esplorazione all’espansione, dal pur meritevole impegno di ricerca scientifica spaziale ai primi passi di industrializzazione dello spazio geo-lunare, il che significa trasportare ed alloggiare civili nello spazio, non più solo astronauti addestrati. Non solo quindi accesso allo spazio a basso costo, ma anche sicuro, confortevole, protetto. Il congresso del 2016 ci impegnava anche politicamente: prendendo atto della grande rivoluzione in atto, a seguito dello sviluppo del settore new space, dei razzi riutilizzabili (Space X), del grande fermento che pervade tutta la space community internazionale, il congresso ci impegnava a cambiare atteggiamento nei confronti delle agenzie spaziali e delle grandi istituzioni internazionali: non più solo critica per il grave ritardo nell’apertura della frontiera alta, ma grande apertura alla collaborazione, al dialogo, ricercando ovunque le persone di buona volontà che sinceramente si battono per l’espansione della civiltà nello spazio. Nel 2017 avevamo quindi promosso la celebrazione del 50mo anniversario della firma dell’Outer Space Treaty, sviluppando iniziativa verso l’ONU, l’UNOOSA in particolare, e verso l’Agenzia Spaziale Italiana. Tutto quel lavoro di preparazione è poi confluito nel congresso del 18 e 19 maggio, all’INAF di Bologna, milestone importantissima, perché ha sviluppato tre temi congressuali: le officine orbitali, ovvero i primi passi di industrializzazione dello spazio geo-lunare; il diritto spaziale, riprendendo il discorso sull’Outer Space Treaty; l’ecologia cosmica, ossia il preludio del grande tema filosofico e scientifico dello sviluppo della vita nel sistema solare… gardening the universe, portare il bioma terrestre fuori dai confini del nostro pianeta madre, ossia garantire al nostro pianeta vivente una discendenza. E, parallelamente, garantire alla nostra civiltà un ambiente verde, protetto e vivibile nello spazio, dove le risorse per lo sviluppo sono abbondanti e basteranno per una civiltà di trilioni di persone. Alla conferenza di Vienna UNISPACE+50, abbiamo portato una voce di chiarezza, per quanto riguarda i 17 obiettivi dello sviluppo sostenibile del 2030: che nessuno di quegli obiettivi potrà essere raggiunto senza il 18mo obiettivo, ovvero dare inizio immediato all’espansione civile nello spazio. Siamo stati anche a Brema, al 69mo congresso della International Astronautical Federation, con una folta delegazione di 5 soci di Space Renaissance International. Anche in quella situazione — dove si toccava con mano il grande fervore che caratterizza il settore spaziale in questo momento — abbiamo portato la nostra analisi e le nostre proposte, orientate a discernere e dare impulso alle vere priorità: sviluppare le tecnologie abilitanti il trasporto e l’alloggiamento di passeggeri civili, e quindi: veicoli orbitali a bassa accelerazione e rientro in atmosfera sicuro e confortevole, protezione dalle radiazioni cosmiche, gravità artificiale, ecosistemi artificiali, il verde nello spazio. C’è una grande disponibilità da parte di privati, anche grandi aziende non spaziali, ad investire nello spazio: non si parla più di trasferimento tecnologico dallo spazio a terra, ma, al contrario, di portare mestieri e tecnologie terrestri nello spazio. A Houston, alla conferenza di Space.com 2018, verificheremo in prima persona quanto questo processo sia maggiormente avanzato e tangibile negli Stati Uniti. All’altro appuntamento, negli stessi giorni 27 e 28 Novembre in Lussemburgo, andrà per Space Renaissance Michael Clanton, nostro Executive Director, che dovrebbe tenere un intervento su Space Renaissance Academy. Anche in Lussemburgo avremo un importante punto di verifica del settore new space, nel paese europeo che più sta scommettendo sulla space economy.

D- Adriano, più in generale la nuova era spaziale in Italia sta decollando? Space Economy e Space Policy, di che si tratta?

Difficile dirlo. Nel mondo è in atto una nuova fase del Rinascimento. Le fasi di accelerazione del Rinascimento sono caratterizzate da grandi turbolenze. Questa volta prevarranno i Pazzi o i Medici? Anche questo non è per niente scontato. In Italia, da un paio d’anni a questa parte, si sta sviluppando un certo interesse per la space economy, tuttavia la parola “spazio” ancora non la sentiamo pronunciare in nessun discorso dei politici. E neppure viene menzionato lo spazio, come settore promettente di sbocco professionale per i giovani. Proprio in questi giorni, a Genova, si svolge la 23ª edizione del Salone della Scuola, della Formazione, dell’Orientamento e del Lavoro. Una delle manifestazioni, intitolata “Capitani Coraggiosi” (!), propone ai ragazzi sette vie dei mestieri e delle professioni: Mare, Sport, Ambiente & Sviluppo Sostenibile, Arte Cultura & Spettacolo, Commercio Artigianato & Turismo, Industria 4.0, Sicurezza Pubblica. Chi sono questi Capitani Coraggiosi? Figure di spicco delle professioni del mondo del lavoro. Ma nessuno di loro ha il coraggio di parlare di spazio. Ma la space community italiana sembra crederci, e l’ASI, con l’amministrazione Battiston, era ben avviata a rivendicare un ruolo di primo piano per la space economy, come settore di forte sviluppo nazionale ed internazionale. La politica però sembra essere toccata solo a livello regionale, almeno in Puglia, dove il Presidente della Regione Emiliano scommette decisamente sullo spazio, e non ha avuto dubbi a firmare l’accordo con Virgin Galactic, per trasformare l’aeroporto di Grottaglie in uno spazioporto per il turismo spaziale. E tanto può fare il nostro paese, in tema di sviluppo civile nello spazio: è al CIRA che si svolge da anni la ricerca per tecnologie più sicure e morbide di rientro in atmosfera. E si è svolto in Italia, coordinato dal Prof. Roberto Battiston (prima che diventasse presidente dell’ASI), un progetto molto avanzato, di studio per la difesa della vita dalle radiazioni cosmiche nello spazio. Come diciamo da tempo, nel nostro paese la visione ingegneristica dei sistemi spaziali convive con l’impostazione umanistica della progettazione. Siamo quindi in pole position per guidare l’espansione civile nello spazio, in cui i requisiti degli utenti, civili, conteranno di più dei, o almeno quanto i, requisiti di missione (di esplorazione o puramente scientifica).

La space policy però è un rebus. Abbiamo assistito, in questi giorni, alla brutale defenestrazione di Battiston dalla presidenza dell’ASI. Siamo di fronte alla lottizzazione della ricerca spaziale? O forse ad una svolta militarista del governo italiano? Fino a qualche mese fa ci si poteva avventurare nello studio della space policy italiana, con la possibilità di capirci qualcosa, e l’esistenza in Italia di una cabina di regia sullo spazio, cosa pressoché unica in Europa, faceva ben sperare oggi circa una possibile crescita di importanza del settore spaziale nell’agenda politico economica di diversi ministeri. Oggi sembra invece che si voglia affossare l’agenzia spaziale, o snaturarne del tutto il ruolo, per dare più importanza proprio alla cabina di regia, ma non si sa in che direzione strategica. Non si può quindi che attendere, e vedere cosa succede. A parte la sacrosanta indignazione per il trattamento subito dal Prof. Battiston, sappiamo bene che la via dell’inferno è lastricata di buone intenzioni, e che a volte dal letame nascono i fiori. Staremo a vedere.

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