Il nuovo virus che sta causando un’epidemia in Cina si trasmette principalmente per via aerea ma anche tramite il contatto. Lo affermano le autorita’ sanitarie cinesi. Questa informazione è stata rivelata in un piano sanitario per la diagnosi e il trattamento della polmonite causata dal nuovo coronavirus, pubblicato oggi dalla Commissione Sanitaria Nazionale cinese.
Rispetto alla versione precedente, il piano aggiunge tre caratteristiche epidemiologiche del virus, affermando che la principale fonte di infezione al momento sono le persone a loro volta infettate dal virus. Secondo le nuove indicazioni tutte le persone possono essere contagiate, compresi i bambini e i neonati. Se infettati, gli anziani e le persone con problemi di salute pregressi come diabete, ipertensione e malattie cardiovascolari sono maggiormente inclini a manifestare sintomi più gravi.
Le autorità sanitarie cinesi hanno annunciato oggi che alla fine della giornata di ieri erano stati segnalati 4.515 casi confermati di polmonite causata dal nuovo coronavirus in 30 regioni a livello provinciale. Un totale di 106 persone sono decedute a causa della malattia.
L’esperto: “Probabile picco entro 10 giorni”
L’epidemia di polmonite causata dal nuovo coronavirus 2019-nCov dovrebbe raggiungere l’apice entro una settimana o al massimo una decina di giorni. E’ l’opinione del pneumologo cinese Zhong Nanshan, in prima linea nel 2003 nel contenimento dell’epidemia della Sars, in un’intervista rilasciata oggi in esclusiva a Xinhua.
“E’ molto difficile stimare in via definitiva quando un’epidemia raggiunge il proprio apice”, ha detto Zhong. “Ma penso che il contagio raggiungerà il suo picco entro una settimana o una decina di giorni e che quindi non ci saranno aumenti su larga scala delle infezioni”.
Lo pneumologo, membro dell’Accademia cinese di Ingegneria, dirige una squadra di esperti costituita a livello nazionale per la prevenzione e il contenimento dell’epidemia di polmonite causata dal nuovo coronavirus.
Giacca: “Si estinguerà con l’isolamento degli infetti”
“Con ogni probabilità” l’epidemia causata dal coronavirus ‘2019-n CoV’ “si estinguerà grazie alle misure di isolamento degli infetti”, come per Sars e Mers. Lo afferma il genetista Mauro Giacca, del King’s College di Londra, nella rubrica “Al Microscopio” su Il Piccolo, proponendo “una visione diversa del problema, dal punto di vista del virus”. “I coronavirus – spiega – sono splendidi oggetti molecolari, ottimizzati dall’evoluzione per semplicita’ di design e sofisticatezza di funzioni. Le particelle virali sono piccole sfere formate da una membrana su cui sono inserite alcune proteine del virus; l’effetto al microscopio elettronico e’ di una corona”.
Quattro coronavirus “sono endemici nella popolazione, HCoV-229E, NL63, OC43 e HKU1, e responsabili del 10-30%” dei cosiddetti raffreddori. Negli ultimi anni sono comparsi altri due: “dal 2002 al 2003 il Sars-CoV che dalla provincia di Guandong in Cina si è sparso in 29 Paesi infettando oltre 8 mila individui e causando quasi 800 morti. Nel 2012 Mers-CoV e’ stato riportato in Arabia Saudita e si è propagato in altri Paesi della Penisola Arabica, infettando quasi 5 mila individui con oltre 800 decessi. Il nuovo 2019-nCoV è geneticamente simile al coronavirus della Sars”.
Cosa succederà ora? “L’epidemia si estinguerà grazie alle misure di isolamento degli infetti. Il contagio avviene soprattutto grazie a eventi di super-diffusione”. Ne è un esempio il focolaio di Mers nel 2015 in Corea del Sud, “quando un singolo viaggiatore di ritorno dal Medio Oriente ha causato 186 contagi e 38 morti. Nel caso della Sars, un viaggiatore all’Hotel Metropole di Hong Kong ha contagiato 23 ospiti. Sia per Sars che per Mers, un alto tasso di contagi (oltre il 60%) è avvenuto negli ospedali. Una volta contenuti gli infetti, l’epidemia si estingue. Nel caso della Sars, non ci sono stati casi documentati al mondo dopo il 2004”.
“E’ veloce come la Sars ma con mortalità più bassa”
Velocissima la diffusione del Coronavirus che arriva da Wuhan, come quella della Sars, la sindrome respiratoria acuta che tra 2002 e il 2003 uccise quasi 800 persone. Ma c’è una differenza sostanziale. Come spiega all’AGI il professore Andrea Gori, Direttore dell’Unità operativa Malattie infettive del Policlinico e professore ordinario di Malattie infettive all’Università degli studi di Milano, “la mortalità è molto più bassa”. E comunque si è ‘pronti’ ad affrontare l’emergenza.
La Lombardia ha predisposto una vera e propria task force, come ha annunciato oggi l’assessore al Welfare della Regione Lombardia, Giulio Gallera, per riconoscere e affrontare eventuali casi di virus, con tre laboratori dove trasmettere i campioni da analizzare e 17 reparti di malattie infettive di riferimento.
Nella task force c’è l’IRCCS Ca’ Granda Ospedale maggiore Policlinico, con l’Unità Malattie infettive diretta dal professor Gori. In questa azione di prevenzione “Sono coinvolti tutti i direttori dei reparti di malattie infettive della Regione Lombardia – spiega il professore all’AGI – . In base a quella che sara’ la situazione epidemiologica futura noi adegueremo i sistemi di sorveglianza che sono progressivamente più stretti a seconda di quello che sara’ l’andamento epidemiologico”.
“Al momento – aggiunge il direttore Gori – quello che si può sapere è che questo virus sembrerebbe comportarsi come tutti i Coronavirus, che sono estremamente diffusi. La specificità è che si tratta di un nuovo tip
o“, la cui capacità di scatenare una epidemia “è abbastanza importante ma la mortalità è comunque bassa”. Dal direttore dell’Unità Malattie infettive del Policlinico un invito a mantenere la calma: la situazione in Italia al momento è piuttosto tranquilla e si procederà un passo alla volta. Nel senso che “c’è un aggiornamento quotidiano da parte della Regione Lombardia rispetto a quelle che sono le evoluzioni” e “in base a una eventuale sviluppo si attivano diverse misure e strategie di controllo”. E sebbene nel resto del Paese nelle ultime ore si parli di due casi sospetti in due diverse regioni, Gori conferma che “non sono casi accertati“.
Quanto alla Lombardia “Noi siamo pronti – assicura il professore – abbiamo i laboratori per la diagnosi, abbiamo le strutture per poter gestire dei casi, se eventualmente dovessero presentarsi. Ma per adesso non ne abbiamo. La regione ha preso in mano la direzione, la gestione e l’organizzazione del possibile evento epidemico“. Bisogna aspettare l’evolversi della situazione, che anche in Cina è stata affrontata con grande tempestività, una reazione veloce e mirata che pero’ non ha potuto evitare 4.500 casi d’infezione accertati ad oggi, e 106 decessi, secondo i dati della Commissione sanitaria nazionale cinese.
“Vedremo nelle prossime settimane quale sarà l’andamento, in questo momento la situazione è giustamente molto agitata in Cina, ma in Italia abbastanza tranquilla – è il messaggio che intende veicolare il direttore dell’Unità malattie infettive del Policlinico di Milano – . C’è una tale organizzazione e un lavoro in rete da parte delle strutture di malattie infettive che permette un ottimo controllo“. Intanto è caccia alle mascherine, che, come conferma Gori “sono altamente efficaci. La trasmissione avviene per via aerea e la mascherina impedisce la trasmissione”.
Il virologo: “Meno letali delle polmoniti che curiamo in Ospedale”
“Il nuovo coronavirus sembra meno aggressivo e meno letale rispetto alle precedenti forme cliniche, ma anche rispetto alle polmoniti che curiamo nei nostri ospedali”. Lo afferma Matteo Bassetti, professore ordinario di Malattie infettive al Dipartimento di Scienze della salute dell’università degli Studi di Genova, presidente della Società italiana terapia antinfettiva (Sita), in un post su Facebook.
“Per capire quanto sia aggressivo questo nuovo virus – spiega Bassetti – occorre valutare i suoi ‘cugini’ coronavirus del passato, ovvero quello della Sars del 2003 e quello della sindrome respiratoria mediorientale (Mers) diffusosi tra il 2013 e il 2019. La Sars ha provocato 813 decessi e 8.400 casi con una mortalità intorno al 10%, mentre la Mers ha colpito 2.500 persone portandone 858 alla morte con indice di letalità superiore al 30%. Stando ai numeri attuali si parla di circa 4.000 casi con 100 morti, ovvero una mortalità del 3%.
Secondo l’esperto, “occorre ricordare al proposito che la polmonite batterica provoca ogni anno la morte di circa 11.000 persone in Italia, soprattutto anziani, ed è la prima causa di morte per malattie infettive nei Paesi occidentali e che ogni anno muoiono nel nostro Paese circa 5.000 persone di complicanze respiratorie da influenza”.
“La situazione va vigilata attentamente ed è bene tenere alta la guardia sugli eventuali casi sospetti provenienti dalle aree epidemiche, ma non bisogna creare allarmismi – conclude Bassetti – Non andare più al ristorante cinese per la paura che questo virus si attacchi attraverso il cibo, o rinunciare a un viaggio, è a mio parere eccessivo. Il rischio è quello di far diventare un problema di alcune province cinesi un problema molto più grande, forse troppo grande, non facendo in tal modo un buon servizio a nessuno”.
“La maggioranza delle infezioni è lieve, forma grave nel 20% dei casi”
“Molto resta da capire sul 2019-nCoV. La fonte dell’epidemia e la misura in cui si è diffusa in Cina non sono ancora noti”. Ma “la maggior parte dei casi segnalati fino ad oggi risulta lieve, con circa il 20% delle persone infette che ha avuto una forma di malattia grave“. Lo evidenzia una nota dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), diffusa dopo che il direttore generale Tedros Adhanom Ghebreyesus, ha incontrato oggi il presidente della Repubblica popolare cinese Xi Jinping a Pechino. “Sia l’Oms che la Cina – si legge ancora nel comunicato – notano che il numero di casi segnalati, compresi quelli al di fuori della Cina, è preoccupante. Una migliore comprensione della trasmissibilità e della gravità del virus è urgentemente necessaria per guidare gli altri Paesi su adeguate misure di risposta”.
In campo di big data per contenere l’epidemia
La Cina mette in campo la tecnologia dei big data per prevenire e contenere in maniera accurata l’epidemia di polmonite causata dal nuovo coronavirus 2019-nCoV. Secondo il ministero dell’Industria e delle Tecnologie dell’Informazione di Pechino gli operatori di telecomunicazioni mobili e le aziende tecnologiche stanno gia’ lavorando alla campagna di prevenzione e contenimento dell’epidemia con l’aiuto delle tecnologie dell’informazione. Varie squadre sono stati costituite allo scopo di completare l’analisi dei big data e fornire applicazioni intelligenti avvalendosi della modellazione algoritmica.
L’applicazione Baidu Map aggiorna in tempo reale le informazioni sulle chiusure stradali e sull’afflusso nei luoghi pubblici per aiutare gli utenti a evitare luoghi troppo affollati. Allo stesso tempo, la piattaforma cinese Meituan Dianping, specializzata nella vendita e nella consegna di alimenti, ha iniziato a offrire un nuovo genere di servizi di assistenza online, fornendo ai propri utenti informazioni sugli ambulatori per il trattamento della febbre e sugli ospedali specializzati in 103 citta’ sparse per tutto il Paese.
La medicina tradizionale utile per curare i sintomi
La medicina tradizionale cinese, in combinazione con la medicina occidentale, può svolgere un ruolo attivo nel trattamento dei pazienti affetti da polmonite causata dal nuovo coronavirus (2019-nCoV). “La medicina tradizionale cinese è utile per alleviare la febbre, contenere la progressione della malattia, ridurre il dosaggio dei corticosteroidi e ridurre le complicazioni”, ha detto Zhang Boli, uno dei 14 membri del team di ricerca nazionale per la prevenzione e il controllo dell’epidemia.
Secondo Zhang la medicina tradizionale cinese mira a migliorare la capacita’ del corpo umano di combattere il virus e la sua efficacia è stata dimostrata con due pazienti a Pechino e diversi altri a Wuhan che si sono ripresi dopo aver ricevuto questo trattamento in combinazione con cure previste dalla medicina occidentale. Zhang ha suggerito che le erbe medicinali possono essere prescritte in base ai sintomi per trattare i pazienti che non sono in condizioni critiche. Il 24 gennaio è stato istituito un gruppo di ricerca nazionale di 14 esperti, guidato dal rinomato pneumologo Zhong Nanshan, per aiutare a prevenire e controllare l’epidemia. Zhang ha detto che gli esperti stanno esaminando la medicina brevettata cinese e i componenti attivi delle erbe medicinali per uso clinico.
Al via un accordo tra infettivologi e medici
Fornire ai medici di medicina generale informazioni pratiche sul coronavirus 2019-nCoV da poter condividere con gli assistiti, ma anche condividere strumenti operativi per gestire in modo corretto eventuali casi di malattia che si potrebbero verificare nel nostro Paese. Questo l’obiettivo di un documento siglato tra Societa’ Italiana di Malattie Infettive e Tropicali (Simit) e la Societa’ Italiana di Medicina Generale (Simg).
“Questo accordo – sottolinea Claudio Cricelli, presidente Simg – è fondamentale per favorire una rapida ed efficiente comunicazione. Gli infettivologi, infatti, sono impegnati nello studio del fenomeno in continua evoluzione, ma se dovessero emergere persone con dei sintomi nel nostro Paese i primi a vederli sarebbero i medici di medicina generale, a cui si rivolgono quotidianamente i cittadini”.
In tal caso, poiché il coronavirus sembra capace di provocare una polmonite in una quota significativa di casi, osserva il presidente Simit, Marcello Tavio, “i medici di medicina generale si troverebbero nella necessità di riferire il paziente alla struttura infettivologica di riferimento, senza dover passare dal Pronto Soccorso”.
Ecco perché “servono protocolli di diagnosi e trattamento condivisi con gli infettivologi”. La creazione di un network operativo, prosegue, permetterà “non solo di monitorare e trattare i casi di effettiva malattia da nuovo coronavirus, ma anche di intervenire in modo appropriato nella comunicazione con il paziente e i relativi contatti”. La comunicazione, in queste situazioni, conclude Tavio, “riveste un ruolo fondamentale anche per combattere l’allarmismo“, che “costituisce uno spreco di risorse quando c’è invece bisogno di limitare i danni di un’epidemia in atto”.