Coronavirus, corsa al vaccino: “Ne avremo più di uno nel 2021, anche 6-7. I primi effetti in estate”

"Se i dati saranno robusti potremo dare il via libera al primo vaccino già entro la fine dell'anno e far partire la distribuzione da gennaio"
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Alla porta dell’Ema stanno cominciando a bussare in molti: dai produttori degli anticorpi monocolonali alle aziende che sviluppano i vaccini. Perché verosimilmente avremo più di un vaccino nel 2021, anche fino a 6-7. Cosa che è positiva vista la grande domanda di dosi“: lo ha spiegato, in un’intervista al Sole 24 Ore, Guido Rasi, direttore dell’Agenzia europea del farmaco (Ema).
Secondo l’esperto i primi effetti del vaccino sulla diffusione del virus si vedranno “in 5-6 mesi, in pratica la prossima estate. Ovviamente non si potrà vaccinare tutti, ma si partirà dalle categorie più esposte, come gli anziani e gli operatori sanitari, cominciando così a bloccare i ponti di trasmissione“. “Se i dati saranno robusti potremo dare il via libera al primo vaccino già entro la fine dell’anno e far partire la distribuzione da gennaio“. Ieri “sono arrivati i primi dati clinici da Pfizer per il suo vaccino, quelli annunciati nei giorni scorsi dalla stessa azienda. Da Astrazeneca abbiamo ricevuto i dati pre-clinici, quelli delle sperimentazioni sugli animali che sono già in fase di valutazione e poi sono state fatte diverse interlocuzioni con Moderna“.
Sul numero di dosi necessarie, “in Europa siamo 450 milioni. Non sono un esperto di epidemiologia ma se i vaccini confermano un range alto di efficacia, come quello di Pfizer che parla di una efficacia del 90%, allora potremo avere dei buoni risultati quando almeno più della metà della popolazione sarà vaccinata. Quindi 250 milioni di europei e più di 30 milioni di italiani. Il che significa che per assistere a un declino della pandemia dovremo avere almeno 500 milioni di dosi in Europa e oltre 60 milioni in Italia“. Per vaccinare tutti “penso che ci vorrà almeno un anno. Se tutto filerà liscio a fine 2021 avremo una immunizzazione sufficiente“. In seguito “sarà cruciale monitorare, come farà l’Ema con l’Ecdc, per i prossimi 4-5 anni. Gli scenari possibili sono diversi: il virus può essere sradicato o può mutare in peggio o in meglio. E il virus potrebbe diventare uno dei componenti del vaccino influenzale dei prossimi anni“.

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