Cresce l’allarme desertificazione, in Italia, in Europa e nel mondo

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L’ultima analisi del centro ricerche agricoltura (Cra), sviluppata poi dal centro di meteorologia applicata e pubblicata dall’Ispra rileva un netto peggioramento delle condizioni del suolo in tutt’Italia. ”Secondo i dati – ha spiegato Anna Luise dell’Ispra – i fenomeni di vulnerabilita’ del suolo non si limitano alle cinque regioni gia’ note (Sicilia, Puglia, Calabria, Basilicata e Sardegna), ma anche ad altre come Piemonte, Liguria, Toscana e Abruzzo”. Dall’analisi, che esamina il periodo fra 1990 e 2000, emerge che circa il 70% della superficie della Sicilia presenta un grado medio-alto di vulnerabilita’ ambientale. Seguono Molise (58%), Puglia (57%) e Basilicata (55%). Sei regioni (Sardegna, Marche, Emilia Romagna, Umbria, Abruzzo e Campania) presentano una percentuale del territorio compresa fra il 30% e il 50%, sette fra il 10% e il 25% (Calabria, Toscana, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Lombardia, Veneto e Piemonte), mentre per tre regioni (Liguria, Valle d’Aosta e Trentino Alto Adige), le percentuali variano dal 2% al 6%. Quali sono i fattori all’origine del degrado del suolo? ”La desertificazione – spiega l’esperta dell’Ispra – e’ dovuta all’azione combinata di caratteristiche naturali intrinseche del terreno, insieme alle attivita’ dell’uomo, che tendono ad un suo sfruttamento eccessivo”. A questi si unisce l’impatto dei cambiamenti climatici, ”che stanno diminuendo – precisa Luisel’apporto di acqua, insieme alla modifica delle temperature e della frequenza degli eventi estremi: si parla ad esempio di ‘piogge dilavanti’ molto forti, che disgregano lo strato fertile piu’ supeficiale dei suoli”.

Degrado del suolo, sfruttamento eccessivo dei terreni, cambiamenti climatici: sono questi i fattori chiave del fenomeno globale della desertificazione, che non risparmia nemmeno l’Europa. Nell’Unione europea sono almeno 11 gli Stati membri, oltre l’Italia, che soffrono dello stesso fenomeno: Bulgaria, Ungheria, Slovacchia, Lettonia, Romania, Spagna, Grecia, Portogallo, Malta, Cipro e Slovenia. L’occasione per fare il punto e’ stata una recente riunione ministeriale all’Onu, dove è stato lanciato l’allarme per un’azione forte a favore delle zone più aride del Pianeta. ”Nella stessa Ue – ha spiegato il commissario Ue allo Sviluppo, Andris Piebalgs12 Stati membri si sono dichiarati paesi colpiti con aree consistenti gia’ soggetti al degrado del suolo. Con i cambiamenti climatici nei prossimi decenni c’e’ il serio pericolo che questo diventi un fenomeno molto piu’ diffuso”. Per molti paesi dell’Ue il problema e’ che sta cambiando il regime delle precipitazioni e di conseguenza la disponibilita’ di acqua, per cui i terreni letteralmente ”si asciugano”. Per questo Bruxelles e’ scesa in campo per combattere il fenomeno al fianco del governo tedesco e della Convenzione Onu contro la desertificazione (Unccd) per lanciare un nuovo strumento di lotta, battezzata ‘Economics of land degradation’ (Eld), cioe’ una valutazione del degrado dei suoli che includa i costi del fallimento della prevenzione dell’ulteriore peggioramento dello stato di salute dei terreni e i benefici economici di politiche di gestione sostenibile della risorsa. ”Tendiamo a considerare i suoli – afferma il commissario Ue all’Ambiente, Janez Potocnikcome un bene garantito. Ma il suolo e’ una risorsa ‘non rinnovabile’ che potrebbe finire o diventare troppo povera se non ce ne prendiamo cura. Siamo tutti colpiti dal degrado delle terre, in maniera diretta o indiretta, ma avere un’idea dei suoi costi attuali e’ un’ottima iniziativa”. L’Ue vede quindi l’Eld come un mezzo per sviluppare una comprensione piu’ chiara dei costi della desertificazione. Questo studio globale dovrebbe far emergere la questione e aiutare i politici ad assumere le strategie adeguate, e il settore privato a definire incentivi per investimenti nella gestione sostenibile delle terre. Eld sara’ uno dei temi al centro della prossima conferenza degli Stati parte della convenzione Onu per la lotta contro la desertificazione (Unccd), che si terra’ a Changwon, Corea del Sud, dal 10 al 21 ottobre prossimi.

Oltre 12 milioni di ettari di terra fertile vengono persi ogni anno a causa del fenomeno della desertificazione, l’equivalente in dieci anni di un’area grande quanto il Sud Africa. E’ questo il grido di allarme della Convenzione per la lotta contro la desertificazione (Unccd), che riunira’ gli Stati parte alla prossima conferenza che si terra’ a Changwon, Corea del Sud, dal 10 al 21 ottobre prossimi. Il termine ‘desertificazione’ spesso porta a pensare a distese di sabbia, ma invece si riferisce alla perdita drammatica, ma ugualmente distruttiva, della capacita’ di far crescere colture e allevare bestiame in aree aride, semiaride o secche. Il problema e’ che mentre le terre produttive diventano sempre piu’ scarse, dare da mangiare ai nove miliardi di persone che abiteranno il Pianeta nel 2050 secondo le stime richiedera’ un aumento del 70% nella produzione globale di cibo.
Sotto gli occhi di tutti e’ il caso del Corno d’Africa, che ha lasciato oltre 13 milioni di persone bisognose di aiuti umanitari a Djibouti, in Etiopia, Kenya e Somalia. ”La siccita’ non deve diventare fame, troppo spesso la comunita’ internazionale reagisce troppo tardi” ha affermato il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, alla recente riunione ministeriale Onu a New York. Secondo Ban Ki-moontroppo spesso le decisioni vengono prese sulla base di finte economie. Alla fine, continuano il costo non solo in termini di vite umane ma anche in spese extra per rispondere alle crisi che potrebbero essere state evitate per una frazione della stessa cifra”. Secondo gli ultimi dati del rapporto Onu che verra’ presentato alla prossima conferenza dell’Unccd in Corea, le terre aride, o gli ecosistemi caratterizzati dalla mancanza di acqua, coprono circa il 40% dei terreni del globo. Il 90% di questi si trovano in paesi in via di sviluppo e da questi terreni dipende la sopravvivenza un miliardo di persone.

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