Lo stretto di Messina, la più grande “galleria del vento naturale” esistente nel mar Mediterraneo

Lo stretto di Messina è la più grande galleria del vento naturale esistente nel Mar Mediterraneo: alla scoperta dei segreti dello Stretto
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Lo stretto di Messina, sotto l’aspetto paesaggistico e naturalistico, è senza ombra di dubbio una delle aree più belle e interessanti dell’intero bacino del Mediterraneo. Non per caso il braccio di mare fra Scilla e Cariddi si trova posizionato proprio nel cuore del “mare Nostrum”, tanto da rappresentarne l’essenza di questo. A causa della sua peculiare conformazione geo-morfologica, a forma di “imbuto” rivolto verso nord, lo stretto di Messina rappresenta una vera e propria “galleria del vento naturale“ nel bel mezzo del Mediterraneo centrale, che costringe i flussi eolici nei bassi strati ad incanalarsi e amplificarsi notevolmente, scorrendo parallelamente all‘orientamento della linea di costa (un po’ come avviene all‘interno di una grossa vallata o un canyon). Le coste dello stretto di Messina sono spalleggiate, sul vicino retroterra, da importanti montagne, i Peloritani sulla riva messinese, e il massiccio dell’Aspromonte sulla riva reggina, che trasformano questo braccio di mare in una grande e lunga vallata fra Sicilia e Calabria, Proprio per questo motivo, spesso, i venti che soffiano lungo l’area dello stretto di Messina non rispondono alla nota legge di Buys Ballot, secondo la quale se ci mettiamo con le spalle al vento e ruotiamo verso destra di circa 40° troviamo l’area di alta pressione al traverso di destra e una bassa pressione al traverso di sinistra (questo vale per l‘emisfero boreale).

I venti che investono il tratto di mare fra Messina e Reggio Calabria possono avere delle origini del tutto diverse. Ciò spiega perché è necessario costruire un modello a piccola scala per riuscire a capire e prevedere le complesse dinamiche eoliche di quest’area. In Italia statisticamente solo le Bocche di Bonifacio, il Canale d’Otranto e il Canale di Sicilia, riscontrano una ventilazione media mensile più forte rispetto al braccio di mare fra Reggio e Messina. Ma in nessuno di questi bacini sono cosi rare le bonacce, o le giornate senza vento, come sullo stretto di Messina. Proprio attorno lo stretto, grazie alla sua singolare orografia, quasi quotidianamente si attivano delle intense correnti termiche, con spiccate caratteristiche anabatiche e catabatiche legate a locali forzature orografiche. Gran parte dei flussi eolici di questa zona sono derivati da lievi differenze di pressione e di temperature che si instaurano fra le coste del basso Tirreno e l’area ionica.

stretto di messina spazio

Inoltre la ventilazione che spira sullo stretto, come già anticipato, viene fortemente influenzata dalla presenza di ben quattro sistemi montuosi di una certa imponenza, come i Nebrodi, i Peloritani, l’Etna e l’Aspromonte, che ne modificano spesso la direzione e la velocità, costringendo i previsori a ridisegnare le carte del tempo su scala locale, con i necessari aggiustamenti per evitare un invalidamento delle previsioni meteorologiche (che purtroppo avviene di frequente a livello nazionale visto la mancata conoscenza del caratteristico microclima unico in tutto il Mediterraneo). Il vento Geostrofico, derivato dal perfetto equilibrio tra la forza di Coriolis e il “gradiente barico”, sovente viene mascherato dalla peculiare morfologia, ciò spiega perché la legge di Buys Ballot non è sempre applicabile lungo lo stretto.

Di solito bastano dei piccoli “gradienti barici”, anche di 1 o mezzo hpa, per generare una ventilazione debole o moderata che scorre parallelamente all’orientamento della linea di costa, creando le condizioni adatte per diversi sport acquatici, come il wind surf, il kite e la vela, che vengono praticati sui nostri litorali, specie durante il periodo estivo. Data la particolare “conformazione” ad imbuto rovesciato verso nord e aperto a sud, ogni qual volta che spirano gli umidi venti dai quadranti meridionali, che dalle coste africane risalgono verso il Canale di Sicilia e lo Ionio, sullo stretto di Messina le correnti aeree possono divenire particolarmente impetuose negli strati bassi, dando luogo a intense burrasche e nei casi più estremi ad autentiche bufere, con venti che possono superare lo stadio di uragano, con raffiche di oltre i 130-140 km/h. In questi casi, quando si attivano i venti di Ostro e Scirocco, caratteristici del Mediterraneo centrale, molto attivi lungo il settore caldo dei profondi cicloni che invadono l’area mediterranea centro-occidentale, sullo stretto i venti dai quadranti meridionali tendono ad incanalarsi in questa grande “galleria del vento naturale” rafforzandosi sensibilmente durante la risalita da Sud a Nord e agitando rapidamente l‘intero bacino.

Si genera cosi il cosiddetto “effetto Venturi” che con il graduale restringimento della sezione, man mano che ci avviciniamo all’imboccatura nord, causa una conseguente e netta intensificazione del flusso eolico che raggiunge i picchi di velocità proprio nell’estrema parte nord della strettoia, fra Capo Peloro e Cannitello, dove non di rado le fortissime raffiche che risalgono da Sud, per piegare più verso S-SO attorno Capo Peloro, raggiungono o superano abbondantemente la soglia dei 100-120 km/h, mentre lungo l’imboccatura sud e nella parte centrale non si superano neppure i 70-80 km/h. Da notare pure come nell’imboccatura nord, proprio a ridosso di Capo Peloro, i venti da S-SE e da Sud che risalgono l’area dello stretto, subito dopo aver impattato con la penisola di Ganzirri, tendano a ruotare più da S-SO e SO, venendo avvertiti con una maggiore componente di Libeccio (da 200° 220°) dagli anemometri collocati sul Pilone dal Centro Meteo della Società dello Stretto di Messina.

Gli stessi anemometri che il 24 Novembre del 1991, durante una delle sciroccate più violente degli ultimi decenni, registrarono una max raffiche di circa 163 km/h (88 nodi), mentre l’anemometro più basso misurò un picco di oltre 142 km/h (77 nodi). Oltre allo Scirocco e all’Ostro sullo stretto le burrasche possono essere apportate anche dagli intensi venti di Ponente, Maestrale, e in misura minore di Tramontana, che spesso sono costretti a scavalcare velocemente i Peloritani settentrionali, incanalandosi lungo le principali vallate dove scorrono le fiumare, per gettarsi con forti raffiche di caduta, molto turbolenti e irregolari, sia nella direzione che nella velocità.

Il 31 Dicembre del 1979, durante una fortissima maestralata, gli anemometri del pilone avrebbero registrato una massima raffica di 152 km/h (circa 82 nodi). Notevoli pure i 148 km/h del 28 Dicembre del 1999, quando l’Italia e le aree tirreniche furono colpite dai resti della tremenda tempesta di vento atlantica che aveva messo in ginocchio il nord della Francia e parte della Mitteleuropa, causando enormi danni e tanti disagi. Un’altra corrente caratteristica e il “vento Cavaliere”, noto anche come “vento Canale”, che si genera nel periodo tardo primaverile ed estivo, da Maggio a Settembre, soffiando abbastanza teso e costante, specie se sul Mediterraneo centrale domina un’area anticiclonica (alta pressione delle Azzorre o promontorio africano) particolarmente robusta e capace di garantire il bel tempo, con cieli in genere sereni o poco nuvolosi. Sovente il gradevole vento termico si attiva sullo stretto durante la mattinata, dopo il sorgere del sole, quando sulle adiacenti coste tirreniche si alza la brezza nord-orientale, raggiungendo la sua massima intensità all’interno dello stretto nelle ore centrali del giorno, tra mezzogiorno e le 16:00 PM, per poi iniziare a indebolirsi dal tardo pomeriggio/sera, riducendosi ad una innocua “bava” nelle ore notturne. Sulla costa messinese il vento entra come un Nord-est o N-NE pieno, mentre sulla riva reggina, causa la locale orografia e l’interferenza con i rilievi aspromontani del retroterra, spesso si traduce con una componente più da Nord/Nord-Ovest o Nord-Ovest. La caratteristica principale di questo vento è la grande costanza, sia nella direzione che nella velocità durante l’intero arco di giornata.

stretto di messina

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