Emergenza siccità in Emilia Romagna, situazione drammatica: la Regione chiede aiuto al Governo

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L’Emilia-Romagna, che ha chiesto un incontro urgente al Governo sulla siccita’ anche con le altre Regioni colpite, ha fatto sapere che ”la portata del fiume Po, nonostante le immissioni dai laghi prealpini e le precipitazioni che hanno interessato l’arco alpino, si sta riducendo mentre quelle dei fiumi appenninici sono ormai prossime o al disotto del deflusso minimo vitale”. Un quadro particolarmente pesante, dunque, che sta avendo gravi ripercussioni sulle principali colture. La diminuzione delle rese e’ generalizzata, con perdite fino al 100% del raccolto (valori medi delle perdite oscillanti dal 50% al 70%) per le imprese prive di impianti di irrigazione.

Un incontro urgente con il ministro delle politiche agricole e le altre Regioni colpite dalla siccita’, per definire misure straordinarie di sostegno alle imprese danneggiate, ma anche per mettere a punto un piano nazionale in risposta al cambiamento climatico in atto. E’ quanto chiede l’assessore dell’Emilia Romagna all’agricoltura, Tiberio Rabboni.  “Abbiamo gia’ avviato le procedure – ha spiegato l’assessore – per la dichiarazione dell’eccezionalita’ dell’evento, una strada da preferire, a nostro parere, al riconoscimento della stato di calamita’, che in base alla nuove disposizioni comporterebbe automaticamente l’aumento delle accise nel territorio regionale. La dichiarazione di evento eccezionale permettera’ di mettere in campo da subito un pacchetto di misure importanti a favore delle imprese colpite. Tuttavia occorre anche andare oltre l’emergenza. Per questo chiedero’ al Ministro anche un piano nazionale per affrontare un problema che appare ormai strutturale”. Per Rabboni la soluzione di fondo non puo’ che essere una: “rendere la disponibilita’ di acqua per l’irrigazione indipendente dall’andamento meteorologico, creando una rete di piccoli e medi invasi in cui stoccarla nei momenti di maggiore abbondanza. Come Regione Emilia Romagna ci stiamo gia’ muovendo in questa direzione. Dopo i sette invasi interaziendali finanziati a luglio – ha sottolineato – usciremo nelle prossime settimane con un nuovo bando per dieci milioni di euro. Il nostro obiettivo e’ di destinare a questo scopo anche le cave in cui e’ terminata l’attivita’ estrattiva”. Intanto, sono ormai tre mesi che in Emilia Romagna, in particolare nel settore centro orientale, non si verificano piogge significative e l’umidita’ dei terreni risulta in progressivo peggioramento. La portata del fiume Po, nonostante le immissioni dai laghi prealpini e le precipitazioni che hanno interessato l’arco alpino, si sta riducendo mentre quelle dei fiumi appenninici, informa la Regione, sono ormai prossime o al disotto del deflusso minimo vitale. Un quadro particolarmente pesante dunque, che sta avendo gravi ripercussioni sulle principali colture. La diminuzione delle rese e’ generalizzata, con perdite fino al 100 per cento del raccolto e valori medi dal meno 50 al meno 70 per cento per le imprese prive di impianti di irrigazione. Secondo i dati del Consorzio per il Canale emiliano romagnolo, la disponibilita’ di acqua per l’irrigazione, tranne singoli situazioni quale quella del fiume Trebbia, continua ad essere adeguata a corrispondere ai fabbisogni minimi delle aziende agricole dotate di impianti di irrigazione permanente. In particolare susino, melo, pero ed actinidia avranno bisogno, in assenza di precipitazioni significative, di apporti irrigui ancora per altri 40 o 60 giorni. Diversa la situazione delle pesche: circa l’80 per cento sono state raccolte ed entro una ventina di giorni si prevede di sospendere definitivamente l’irrigazione. Infine serviranno altre due settimane di interventi irrigui per il pomodoro da industria ed una ventina per melone e cocomero.

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