Spettri rossi fotografati in Danimarca, a 350 Km dal Mare del Nord

MeteoWeb
Credit: Jesper Grønne

Alcune scariche elettriche possono fuoriuscire dalla parte superiore dell’atmosfera compresa a decine di chilometri sulla superficie terrestre, nel regno delle meteore e delle nubi nottilucenti, in contrasto ai fulmini tradizionali che si scaricano tra nubi o verso il suolo ad altezze notevolmente inferiori. Si tratta di un fenomeno poco conosciuto accomunato ai fenomeni temporaleschi, di regola associato alla ionizzazione dell’aria, e raramente è osservabile a occhio nudo. Gli spettri rossi in genere hanno una durata inferiore ai dieci millesimi di secondo e si manifestano in corrispondenza di fulmini di elevata intensità di corrente elettrica. La loro colorazione, tipicamente rosso – blu, è dovuta alla forte presenza nell’atmosfera terrestre del gas azoto. In inglese vengono denominati “sprites” e dal momento che questi fenomeni sono associati ai fulmini, si verificano generalmente nei mesi estivi. Si tratta quindi di un fenomeno elettrico che si manifesta negli strati alti dell’atmosfera, a decine di Km di altezza, ed è legato agli eventi temporaleschi. Hanno in genere una durata limitatissima, sono raramente visibili ad occhio nudo e si manifestano in corrispondenza di fulmini di elevata intensità di corrente elettrica. Si tratta quindi di uno degli spettacoli più eclatanti che avvengono in atmosfera. Non particolarmente raro, certamente, ma di difficile osservabilità. Compone la famiglia dei TLEs, ovvero Transient Luminous Events, ed è conosciuto copn il termine inglese Sprite o Red Sprite. L’attività elettrica terrestre non coinvolge solo la troposfera ma anche la regione sovrastante, fino a livello ionosferico. Un fulmine nube-suolo trasporta carica negativa dalla nube al suolo. Talvolta può succedere che la sommità positiva della nube perda la carica positiva (che si scarica al suolo), e quindi la regione di carica negativa, rimasta isolata, può quindi creare un intenso campo elettrico con la ionosfera. Il campo elettrico accelera gli elettroni verso la ionosfera che, urtando le molecole atmosferiche, ne eccitano i livelli energetici. Quando le molecole tornano al loro stato fondamentale emetteranno della radiazione elettromagnetica, rendendo visibile il percorso delle cariche negative. Questa è l’origine dei red sprites, studiati in modo sistematico a partire dal 1989. Si presentano come globi di luce di colore rosso, con una luminosità superficiale piuttosto bassa. Sono correlati con i fulmini nubesuolo o intranube. La loro frequenza è pari a circa l’1% di quella dei fulmini comuni. Si formano al di sopra della cima delle celle temporalesche e possono essere singoli o multipli. Arrivano in alcuni casi fino a 95 km di altezza, con un massimo di luminosità attorno ai 65-75 km. La durata di un red sprite è di pochi millesecondi e sembrano correlati alle celle temporalesche alla fine del loro ciclo di vita. La luminosità è confrontabile a quella di un arco aurorale moderatamente luminoso. La potenza ottica di picco è di circa 5-25 MW, mentre la dimensione è dell’ordine di 10-20 km. Gli scienziati hanno già installato molte telecamere su montagne ad alta quota nella speranza di immortalarli. Jesper Grønne di Silkeborg, in Danimarca, ha fotografato questi esemplari lo scorso 15 agosto: “Dopo diversi anni di ricerca dalla mia posizione in Danimarca, ne ho finalmente ripresi un pò la scorsa settimana”, dice l’autore. “Erano situati tra i 50 e i 90 chilometri al di sopra di un temporale a circa 350 chilometri di distanza dal Mare del Nord. Si tratta del primo spettro rosso danese”, conclude il fotografo.

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