Storie di musica: Ritornando alle origini

MeteoWeb

La terza puntata della rubrica di MeteoWeb alla scoperta della storia della musica

Vanno dette e considerate due cose molto importanti: il blues si era completamente emancipato dalla sua condizione di origine. E negli anni trenta si intravedevano i primi prototipi di chitarre elettriche.

Se a Nord la maggiore influenza occidentale, ed il giro di soldi che faceva orbitare molti più artisti portarono ad un continuo divenire, in cui gli stili ed i generi si fondono creandone di nuovi, a sud invece si rimaneva ben ancorati alle radici, e di bluesman ne spuntavano come fossero funghi.

New Orleans era una catena di produzione Giapponese negli anni del proibizionismo, chiunque, e dico chiunque suonava o per lo meno cantava il blues.
Se a livello commerciale, e chi sceglie in quel momento tendenzialmente hai il viso abbastanza pallido, sono più richiesti il jazz, ma soprattutto swing e ragtime vista la loro ballabilità per il loro ritmo sincopato, negli underground, ed in particolar modo a sud, il blues ed il boogie hanno il monopolio assoluto.

Quando prima accennavo al fatto che il blues si era completamente emancipato dalla sua condizione di origine, intendevo dire che non era più un qualcosa che si improvvisava e sperimentava ogni giorno in modo quasi basico ma soprattutto come esternazione di una sofferenza, come sfogo. Era diventato un hobby, un mestiere.

Nel 1941 Las Paul crea la The Log, una chitarra elettrica che è sostanzialmente ancora un’acustica elettrificata. I primi prototipi si erano cominciati a creare nel primo dopo guerra, ma risultavano goffi e con un problema comune, il ritorno acustico, meglio noto come feedback. Bisogna aspettare il secondo dopo guerra perché Paul Gibsby produca una chitarra molto innovativa, il corpo era alto solo cinque centimetri ed il disegno, anche della paletta, erano nuovi ed unici. Così ufficialmente nel 1948 Leo Fender, tecnico progettista di amplificatori, dà una svolta definitiva e crea la Broadcaster, una chitarra con due pick-up single coil miscelabili e con il corpo pieno in legno massiccio che annulla completamente le risonanze indesiderate e aumenta il sustain delle corde, sviluppando il concetto di chitarra solid body.

L’introduzione della chitarra elettrica darà completamente e definitivamente la svolta verso quello che io definisco la Nuova Babilonia della musica con il progressivo avvento, prima in forme abbozzate ed ancora troppo legate alle origini, del Rock and Roll e quindi del Rock…

Ma torniamo sul Delta del Mississippi, ai tempi del proibizionismo, nel cuore pulsante degli otto tempi. Perché ci sono due ragazzini, dall’animo estremamente blues, uno è più giovane di tre anni rispetto all’altro, rispettivamente 1918 e 1915. Non si conoscono, vivono in due contee diverse, uno è di Clarksdale nella contea di Coahoma, tra l’altro città che diede i natali anche a Sam Coock…gli amanti del soul sanno perfettamente di chi sto parlando…
Mentre l’altro, il più grande, era di Rolling Fork nella contea di Sharchy, entrambe comunque nel cuore del delta del Mississippi. Hanno molte cose in comune come tantissimi altri bambini di colore figli di mezzadri nel sud degli Stati uniti, ma una in particolare li accomunerà e li differenzierà dagli altri in modo netto ed irreversibile, erano ossessionati dal blues e dalla chitarra, e come la suonavano!!??!!!..

Il più giovane dei due rimase sempre fedele alle sue origini e rimase nel Mississippi, ovviamente prestò si trasferì nella capitale, dove lì incontrò dei contatti che in breve lo inserirono nei giri giusti….solo che ancora non avevano capito che lo stavano inserendo nella storia del blues e della musica!!!!
Più precisamente il boogie blues era quello che più lo attirava, pare avesse imparato a suonare la chitarra dal padrino che veniva dalla Louisiana, dove si suonava anche un solo accordo per l’intero brano. Il suo stile inconfondibile anche nel canto con dei marcatissimi accenti cadenzati di boggie-riff vocali ne fecero il padre indiscusso di quella scuola di blues che amava definirlo boogie woogie o, appunto, scuola Hookeriana di New Orleans, si perché all’anagrafe quel negro del sud faceva John Lee Hooker.

L’altro ragazzino invece, quando non era più un ragazzino, si trasferì a Chicago più o meno al tempo in cui Hitler e la sua Blitzkrieg invadevano la Polonia. Come avevamo già accennato al nord i compensi erano molto più interessanti ed il fervore della fine degli anni trenta, prima, e del secondo dopoguerra dopo erano incalzanti, per cui era molto facile che si andasse a cercare fortuna al nord se si avesse un talento.
Così alla metà degli anni quaranta uno dei due fratelli Chess, proprietari della omonima casa discografica blues, si imbatte casualmente in questo ragazzone che stava facendo una serenata per la sua bella sotto casa, e pensa immediatamente: “O quello che sento è finto oppure credo di aver incontrato un genio del blues??!?!!”…
Lo mise subito sotto contratto, insieme in seguito a nomi come Little Walter, strepitosa armoni a bocca, Howlin’ Wolfe, una delle voci più potenti e poderose della storia della musica, e niente popo di meno che Mr. Chuck Berry, padre putativo del Rock and Roll. Gente che in un decennio ha cambiato per sempre la storia della musica, un film molto bello di Darnell Martin del 2008 , Cadillac Records, ne racconta sagacemente la vicenda.

Lui, quel ragazzone del Mississippi in dieci anni divenne il padrone indiscusso della capitale dell’Illinois, le sue perfomance live sono rimeste negli annali della musica, ha influenzato praticamente tutto quello che verrà dopo: dai Cream ai Led Zeppelin, da Eric Clapton a Patti Smith, da Brian May (Queen) a Jimi Hendrix e ancora Pink Floyd, Beatles, AC/DC e Rory Gallagher.
La lista potrebbe risultare interminabile, ma vorrei soffermarmi ancora su un ultimo artista influenzato, perché ne vale la pena, più precisamente due ragazzini che si incontrano dopo un po’ di tempo su un treno. Si conoscevano da quando erano bambini in quanto vicini di casa, poi uno dei due si trasferì e si persero di vista. Su quel treno scoprono insieme alla gioia di rivedersi, che avevano le stesse passioni musicali, e scoprono che ad entrambi il blues fa battere fortissimo il cuore, così decidono di mettere su una band, una band che passerà per sempre alla storia come la band più longeva e compatta di sempre. Quei due ragazzini erano i glimmers twins, sua maestà Keit Richards e sua maestà Mick Jagger, la band?!?…non c’è bisogno di dirlo immagino….

Addirittura i Rolling Stones, oltre ad aver scelto questo come primo nome e non averlo mai cambiato, nascono proprio come cover band del padre del blues di Chicago, il nome viene preso proprio da una sua canzone.

Uno come B.B. King, non un fesso ecco!!…uno che con la sua “Lucille”, la sua Gibson ES-355, ne ha fatte di cose al limite del credibile!!!… dichiarò in una intervista dopo la morte del collega: “Dovranno passare anni e anni prima che la maggior parte della gente comprenda quanto è stato grandioso per la storia della musica”.

Quel simpaticissimo ragazzone del Mississippi, che si spense nel sonno una notte del 1983, pare che da bimbo lo divertisse stare a mollo nelle pozzanghere di fango, così la nonna gli affibbio questo nomignolo che non si tolse mai più, e anche se all’anagrafe faceva McKinley Morganfield…tutti e dico tutti, lo conoscono come “acque fangose”…

Questa è la vibrante Mannish Boy, canzone dalla quale i glimmers twins presero ispirazione per il nome della loro band e lui….Lui, rigorosamente live… è la leggenda Muddy Waters….

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