Alluvione di sabato 10 ottobre nel messinese: l’ennesima “ondata” peloritana

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Evento alluvionale del 10 ottobre 2015 nel messinese: l’analisi tecnica

La mattina del 10 ottobre 2015 una perturbazione proveniente dalla zona etnea ha investito l’area di crinale dei Peloritani dirigendosi vero la costa ad est di Milazzo.
Si sono innescati cumulonembi che hanno rilasciato notevoli volumi di pioggia nella zona di crinale, con valori che hanno superato i 200 mm in qualche ora, come si evince da alcune registrazioni (es. Antillo).
In base agli effetti che si sono registrati nelle valli del versante tirrenico e ionico si deduce che le massime precipitazioni si sono verificate a cavallo del crinale peloritano e prevalentemente sulla testata tirrenica di alcuni bacini idrografici come il Mela.
L’evento piovoso del 10 ottobre 2015 può essere considerato un “effetto Alcantara” come descritto da Daniele Ingemi su Meteoweb subito dopo l’evento catastrofico.
Un’altro disastroso “effetto Alcantara” è da ritenere l’evento alluvionale del 2011 che interessò un’area simile e causò anche alcune vittime sul versante Tirrenico.
In base alle evidenze geomorfologiche rilevabili nella zona di Fondachelli Fantina si delinea una fascia di qualche decina di chilometri orientata SSO-NNE (da Fondachelli Fantina alla costa ionica) lungo la quale per il noto “effetto Alcantara” si incanalano le perturbazioni con cumulonembi che rilasciano piogge tipo nubifragio che hanno causato e possono provocare impatti devastanti sull’ambiente naturale e urbanizzato.
Come proposto subito dopo il disastro del 1 ottobre 2009 che devastò aree abitate a sud di Messina come Giampilieri Superiore e Scaletta Zanclea, l’unico sistema per mettere al sicuro, almeno, i cittadini in tempi rapidi e con limitata spesa, è quello di istituire un sistema di Allarme Idrogeologico Immediato con una rete di moderni pluviometri in grado di intercettare e individuare i nubifragi rilasciati da cumulonembi lungo il loro percorso.
Dal momento che le perturbazioni di provenienza meridionale che transitano sull’Etna si dirigono verso NNE lungo una fascia che rappresenta una corsia preferenziale di un percorso obbligato, come se si trattasse di una “autostrada dei nubifragi”, si deve attivare una specie di casello di controllo delle perturbazioni in transito in modo da poter emettere l’allarme alle aree urbane lungo i vari bacini idrografici che possono essere interessati dai nubifragi.
Il costo di questo “casello idrologico” (compresa la rete di pluviometri collegata in tempo reale) sarebbe comparabile con quello di un casello autostradale e servirebbe a mettere in sicurezza i cittadini con largo anticipo, prima che sopraggiungano i flussi di piena.

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